Giornalismo sotto attacco in Italia

L’Italia nel mondo attraverso la sua lingua: una mappa globale tra storia, numeri e futuro

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C’è un’Italia che non coincide con i confini geografici dello Stato, ma che si estende ben oltre, attraversando oceani e continenti. È l’Italia della lingua, della cultura, delle comunità diasporiche e degli stranieri che, per studio o passione, scelgono l’italiano come chiave di accesso a un patrimonio millenario. A questa Italia diffusa e plurale è dedicata una nuova, imponente ricerca internazionale appena pubblicata, che restituisce con rigore scientifico e visione strategica il quadro della presenza e della diffusione dell’italiano nel mondo.

Edita da Apes, l’opera è il frutto di oltre un anno e mezzo di lavoro e si articola in due volumi per un totale di circa 1.600 pagine. Un’impresa corale che ha visto il coinvolgimento di un centinaio di studiosi, ricercatori e testimoni, operanti in Italia e all’estero, sotto il coordinamento di Benedetto Coccia, Karolina Peric e Franco Pittau. La ricerca si pone come uno dei contributi più completi e sistematici mai realizzati sul tema, con l’ambizione dichiarata di superare letture frammentarie o impressionistiche e di offrire dati, analisi e prospettive utili anche alle politiche culturali del Paese.

A promuovere il progetto è stato l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, il cui presidente, Paolo De Nardis, sottolinea il valore strategico dell’iniziativa: “Questo lavoro consente di comprendere più ampiamente – e con maggiore accuratezza – il valore culturale ed economico che la diffusione della lingua italiana rappresenta per il Paese, facendo chiarezza sui dati statistici, analizzando criticità e prospettive e auspicando il coinvolgimento di nuove energie finora non pienamente attivate”.

Il primo volume propone una vasta panoramica sulla presenza dell’italiano nei cinque continenti, attraverso una quarantina di monografie dedicate ad altrettanti contesti nazionali, affiancate da numerosi ulteriori “casi Paese”. Ne emerge una fotografia dettagliata e, per certi versi, sorprendente: se è vero che l’italiano conta oggi circa 2 milioni di studenti nel mondo, la loro distribuzione geografica appare fortemente disomogenea. I dati parlano chiaro: solo il 2,9% degli studenti di italiano si trova in Asia, continente che ospita circa il 60% della popolazione mondiale, mentre l’Africa, con il 27% della popolazione globale, raccoglie appena il 9,9% degli apprendenti. Si tratta di uno squilibrio che evidenzia, da un lato, i limiti strutturali delle attuali strategie di promozione linguistica e, dall’altro, l’esistenza di ampi margini di crescita in aree demograficamente decisive per il futuro.

Il secondo volume amplia e approfondisce l’analisi, concentrandosi sugli aspetti storici, sociali e statistici che hanno inciso – e continuano a incidere – sulla diffusione dell’italiano. Ampio spazio è dedicato al ruolo propulsivo delle migrazioni italiane, che hanno portato la lingua ben oltre i confini nazionali, trasformandola in elemento identitario e strumento di coesione comunitaria.

Accanto a questo, la ricerca analizza il contributo della Chiesa cattolica, gli accordi del MAECI, i lettorati universitari, le scuole italiane all’estero, gli Istituti Italiani di Cultura, la Società Dante Alighieri, le Università per Stranieri, nonché il ruolo degli enti locali e delle associazioni nate all’interno delle comunità italiane nel mondo. Ne risulta una rete articolata e stratificata, spesso efficace, ma non sempre coordinata in modo sistematico.

Il quadro complessivo che emerge dall’opera è lucido e realistico. Le criticità non vengono eluse: dalla dispersione delle iniziative alla necessità di rinnovare strumenti e linguaggi, fino al rischio di sottovalutare il potenziale rappresentato dalle nuove generazioni di oriundi e dagli immigrati presenti in Italia. Tuttavia, l’analisi non scivola mai nel pessimismo.

Anzi, come osserva ancora Paolo De Nardis, “non partiamo dall’anno zero: l’italiano è tra le 30 lingue più parlate al mondo e tra le sei più studiate. Non dobbiamo accontentarci di questa posizione, ma valorizzare il potenziale rappresentato dai discendenti degli italiani, dagli stranieri interessati alla nostra cultura e dagli stessi immigrati, anch’essi naturali diffusori della lingua italiana”. Promuovere ulteriormente l’italiano, sottolinea De Nardis, non è solo una questione di prestigio o di competitività internazionale, ma un atto di responsabilità culturale: “Significa contribuire a un autentico scambio interculturale e far conoscere più a fondo la cultura occidentale, alla quale i nostri grandi autori – da Dante in poi – hanno dato un apporto decisivo fondato su un profondo umanesimo”.

In questo senso, la ricerca pubblicata da Apes non è soltanto un bilancio del presente, ma una chiamata al futuro. Una sollecitazione rivolta alle istituzioni, alle comunità all’estero, al mondo associativo e al volontariato, affinché la lingua italiana continui a essere non solo memoria e tradizione, ma anche strumento vivo di dialogo, conoscenza e apertura nel mondo globale del XXI secolo. Un vero ponte tra culture.


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