Giornalismo sotto attacco in Italia

Il caso Ispettorato Nazionale del Lavoro:, la priorità dei vertici dell’ente è la gestione del potere

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Dopo l’annuncio, in data 25.11.2025, di smantellamento dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro da parte del Capo di Gabinetto dott. Mauro Nori – progetto evidentemente “a lungo coccolato” mai abbandonato, visto che, già nel 2023, la Ministra Calderone lo aveva illustrato-vi sono state alcune rilevanti novità:

– il 4 dicembre, ai margini di un altro tavolo presso il MLPS, il medesimo dott. Mauro Nori ha esordito dicendo alle OO.SS. presenti che – vista la mobilitazione sindacale all’interno dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro- il progetto di smantellamento dell’ente stesso è stato “accantonato”; tuttavia, a differenza del 2023, la smentita dello smantellamento dell’INL non è stata ufficiale, ovverosia con dichiarazione a mezzo stampa della Ministra del Lavoro.

– il 5 dicembre, i vertici amministrativi dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro hanno convocato tutte le OO.SS., presentando un documento di sintesi di una corposa riorganizzazione interna, definibile come una manovra di “moltiplicazione di posizioni dirigenziali centrali”, in un’ottica centripeta rispetto all’ effettivo lavoro di tutela dei diritti, svolto dagli ispettorati territoriali; una informativa sindacale, quindi, “surreale”, in considerazione che l’ipotesi smantellamento dell’Ente non è stata ancora ufficialmente comunicata.

Questa riorganizzazione presentata “ in fretta ed in furia” dai vertici INl è strettamente connessa all’art. 4 D.L.159/ 2025 (D.L sicurezza), in base al quale l’Ispettorato Nazionale del Lavoro viene autorizzato a incrementare le posizioni dirigenziali, introducendo, rispetto al 2023, ben 2 direzioni centrali in più e innumerevoli divisioni interne alle direzioni centrali; questo comporta, che INL avrà n. 2 nuovi dirigenti generali e n. 14 nuovi dirigenti non generali, la cui maggioranza sarà impiegata presso la sede centrale ( proprio in virtù del numero elevatissimo di divisioni create proprio con questa riorganizzazione.)

Il medesimo art. 4 prevede che ciò non comporti ulteriori oneri finanziari, con la conseguenza che per creare le nuove posizioni dirigenziali sono state sacrificate centinaia di assunzioni di personale operativo amministrativo, precedentemente autorizzate, che sarebbero state impiegate a tutela della collettività e del paese e di tutti coloro che operano nel mondo del lavoro.

Ancor più, è inquietante che la bozza originaria del medesimo D.L. 159/2025 prevedeva l’assunzione di n. 500 ispettori e ispettrici del lavoro, mentre la versione definitiva ne prevede solo 300.

Peraltro, sempre in data 5 dicembre, i vertici amministrativi INL, di fronte alle domande dei sindacati sul possibile smantellamento dell’ente in base alle dichiarazioni della parte politica ministeriale, hanno replicato di non saperne niente.

Ora, a parere degli scriventi, non è verosimile che i vertici INL non abbiano avuto alcuna contezza dei piani del Ministero del Lavoro su INL, ma sembra piuttosto presumibile che gli stessi abbiano ‘superato “la notizia, dando prevalenza alla possibilità di questa corposa riorganizzazione interna.

Nel frattempo, tutti gli Ispettorati Territoriali del lavoro affogano di lavoro e assistono impotenti a quotidiane dimissioni del personale operativo, sfiancato dall’applicazione di un CCNL non adeguato (incredibilmente ancora quello dei ministeri) e dal trovarsi ‘soli’, in “eterna mobilitazione ‘ per difendere la dignità istituzionale e la funzione sociale di quella che avrebbe dovuto essere, da tempo, l’Agenzia Unica per la tutela del lavoro.

Invece, si torna tragicamente al passato, con una decina di organi di controllo sul lavoro che agiscono per proprio conto proprio, con banche dati proprie e senza un indirizzo comune, spesso creando sovrapposizioni e contenzioso giurisdizionale.

Questa dinamica non è nuova a questo governo che già con Anpal ha prima aumentato le posizioni dirigenziali dell’ente e poi smantellato lo stesso, riassorbendolo al Ministero.

L’esperienza di Anpal (che, non a caso, avrebbe dovuto essere l’altra agenzia per le politiche di collocamento del lavoro) insegna: le nuove costose posizioni dirigenziali INL verranno mantenute anche laddove, nel 2026, si proceda allo smantellamento dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, con assorbimento dentro MLPS.

La scelta di sacrificare le nuove assunzioni di personale operativo in favore di un incremento di dirigenti è incredibile considerando che, in tal modo, la sede centrale di INL conterà ben 8 direttori generali e 27 dirigenti non generali, a fronte di circa 5000 dipendenti, nonché in considerazione della grave carenza di organico di personale operativo dell’ente, in costante crescita tra mancati concorsi e dimissioni periodiche.

Non è comprensibile come una riorganizzazione di tal genere possa produrre benefici per l’operatività degli uffici territoriali; anzi, sospettiamo che potrebbe generare ritardi e/o inefficienze a causa di passaggi intermedi e della dispersione delle risorse.

Ma la cosa in assoluto più grave è il presupposto di fatto a tutto ciò, ovverosia l’idea di un ispettore del lavoro “che fa tutto”: dall’ispezione alla protocollazione degli atti, alla gestione amministrativa delle operazioni di registrazione e statistica, con il risultato che le forze ispettive INL, già esigue, non riescono a stare sul territorio, sprecando molto tempo in adempimenti amministrativi/ contabili/ burocratici

A parere degli scriventi, tutto questo è inaccettabile.

Di fronte a scelte così grottesche, che sembrano improntate sulla base di priorità distorte, viene da chiedersi se l’organo politico del Ministero del Lavoro abbia davvero intenzione, con la massima priorità, di far funzionare con efficacia INL o se, piuttosto, la stesso abbia una sorta di confusione dovuta alle relazioni passate e presenti con l’Ordine dei Consulenti del lavoro.

Con il rispetto che ogni professionalità merita di avere, ricordiamo che ispettori del lavoro e consulenti del lavoro hanno ruoli diversi e non possono essere considerati equivalenti, poiché i primi tutelano i diritti dei lavoratori, mentre i secondi rappresentano gli interessi delle aziende, e non è assolutamente scontato, anzi, che i due interessi coincidano.

Sappiamo di non dire niente di nuovo: sono plausibili le riflessioni, note da tempo, anche agli organi di stampa, circa un presumibile “cortocircuito” fra ‘Ispettorato Nazionale del Lavoro, agenzia connessa al Ministero del Lavoro, e l’Ordine dei Consulenti del Lavoro, presieduto da Rosario De Luca, cioè il marito della Ministra Calderone.

Quello che qualcuno potrebbe chiedersi, di fronte alla consapevolezza di risorse già limitate per assunzioni INL, è se la scelta di rinunciare all’assunzione di centinaia dipendenti, privilegiando l’assunzione di pochi dirigenti, lautamente pagati, sia una scelta in cui questo “cortocircuito” abbia o meno influito.

In tutti i casi dalle riflessioni fin qui elencate emerge la grande amarezza per i dipendenti INL, che, dopo anni di mobilitazione per creare e rafforzare l’ Agenzia, si trovano a doversi domandare se al governo e alla dirigenza di vertice INL interessano realmente le condizioni in cui lavora, sul territorio, il proprio personale operativo e, dunque, per proprietà transitiva, se sia effettivamente prioritaria la lotta allo sfruttamento sul lavoro, e lo svolgimento di una efficace repressione di illeciti e reati in materia di prevenzione infortuni.

L’amarezza aumenta di fronte ad una constatazione che serpeggia negli uffici territoriali: questo piano di riorganizzazione “meramente dirigenziale” INL è stato presentato nella giornata di ricorrenza della strage della Thyssen Krupp, riguardo la quale ne’ il Ministero del Lavoro, ne’ i vertici INL risultano aver fatto un comunicato.

Eppure, 18 anni fa dei lavoratori sono stati uccisi bruciati vivi a causa della mancata adozione di un insieme di ‘ cautele’ al solo fine di risparmiare sui costi di sicurezza.

Da quella tragedia, nacque il D.lgs. 81/2008 (T.U. sulla Sicurezza) e da allora, ci sono stati oltre 20 mila morti sul lavoro.

Resta la certezza che il confine tra amarezza, imbarazzo, disagio e vergogna, a questo punto è impercettibile.

Francesco Dettori

Ispettore del Lavoro e Coordinatore Fp Cgil Sardegna all’interno INL

Claudio Petrelli

Ispettore del Lavoro e RSU Fp CGIL

Micaela Cappellini

Ispettrice del Lavoro e Coordinatrice Fp Cgil Toscana all’interno INL


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