Morti sul lavoro e tutela/vigilanza dello stesso: il caso INL, una riforma giusta con base normative fragili, tra riforme mancate e ritorno al passato.
La morte di Octay Stroici, 66 anni, travolto dal crollo di una torre ai Fori Imperiali il 3 novembre 2025, è l’ennesimo episodio di una strage che continua nell’indifferenza generale.
Il 1.1.2017 nasce l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL), che doveva portare a compimento un dibattito sociopolitico sulla costruzione di una Agenzia Unica delle Ispezioni.
Fino ad allora, lo stesso rapporto di lavoro poteva essere oggetto di controlli e “controllori” distinti, a seconda dell’aspetto esaminato: contrattuale, contributivo, assicurativo, sicurezza sul lavoro; ogni profilo era affidato a enti diversi, con procedure, direttive e banche dati separate e non comunicanti.
Questa frammentazione generava una dispersione di energie e risorse per tutto il sistema, compresa la Giustizia: i verbali dei vari enti generavano cause in anni diversi, senza un allineamento procedurale, con effetti di evidente ingiustizia temporale per i diritti dei lavoratori e oneri giudiziari gravosi anche per le imprese.
A ciò si aggiungeva una criticità già allora chiara agli addetti ai lavori: la forte connessione tra irregolarità lavorativa e infortuni. Si comprendeva. Quindi. quanto fosse decisiva una vigilanza integrata, capace di coniugare il controllo “ordinario” (contrattuale, contributivo, assicurativo) e quello “tecnico” (sicurezza).
L’INL nasceva come Agenzia autonoma, con l’obiettivo iniziale di una progressiva unificazione del personale ispettivo proveniente da Ministero del Lavoro, INPS e INAIL.
Ma proprio qui si collocano i problemi originari: il decreto istitutivo (D.lgs. 149/2015) prevedeva una creazione dell’Agenzia “a costo zero”, cioè senza investimenti aggiuntivi rispetto al passato sistema frammentato; un paradosso logico e politico, denunciato da subito dai sindacati dell’INL.
Una prima conseguenza di questa scelta fu l’applicazione al personale INL del CCNL dei Ministeri, e non di quello degli Enti pubblici economici: scelta che generò una frattura con il personale ispettivo INPS e INAIL; al di là del fattore retributivo, il CCNL Funzioni Centrali appariva evidentemente non adatto alla specificità delle professionalità di una Agenzia, che avrebbe dovuto essere cabina di regia dei controlli sul lavoro.
La soluzione, ancora una volta orientata al minor costo per lo Stato, prevedeva il blocco delle assunzioni ispettive presso INPS e INAIL e la contestuale assunzione presso INL di funzionari di vigilanza contributivi e assicurativi, ma sempre con CCNL “ministeriale”.
In questo quadro complesso, il personale INL si è mobilitato, sindacalmente, più volte fin dal 2017, arrivando a tre scioperi molto partecipati tra il 2022 e il 2023.
La richiesta è sempre stata la stessa: costruire davvero un’Agenzia Unica, dotata di autonomia finanziaria e del CCNL adeguato, banche dati e sistemi predittivi informatici, per essere in grado davvero di tutelare lavoratori e lavoratrici italiane.
Nonostante la perdurante assenza di risorse e le difficoltà di integrazione delle banche dati, il personale INL ha garantito risultati importanti, anche dal punto di vista della vigilanza contributiva.
Basti confrontare l’anno 2016 (pre-INL) con recuperi contributivi per Euro 918.033.211, con l’anno 2024 con recuperi Euro per 1.121.127.379 euro (fonti : Relazione della Corte dei Conti 2016-INPS e al Rapporto Annuale INL 2024).
Segno che, pur in condizioni difficili, l’Agenzia ha migliorato la vigilanza e la tutela del lavoro.
Nel 2021, con l’attribuzione all’INL delle competenze in materia di sicurezza, il progetto dell’Agenzia Unica sembrava trovare ulteriore rafforzamento, ma nel dicembre 2022, con il cambio di Governo, il Direttore Bruno Giordano – figura autorevole e competente – è stato il primo bersaglio dello spoils system.
Nel 2023 circolò una bozza di soppressione dell’INL, poi smentita dalla Ministra Calderone come “notizia giornalistica”; intanto, venivano introdotte norme che aggravavano le procedure ispettive (come la c.d. diffida amministrativa), protocolli come quello con i Consulenti del Lavoro tramite ASSECO che offuscavano ulteriormente il confine tra controllori e controllati.
Il colpo decisivo arriva con il D.L. 19/2024, che riapre le assunzioni ispettive per INPS e INAIL, segnando il ritorno al passato con la frammentazione degli organi di vigilanza.
Presentata dal Governo come una modifica normativa contro le morti sul lavoro, in realtà segna un ritorno al passato ed alla frammentazione degli organi di vigilanza, che non ha assolutamente nulla a che vedere con la sicurezza sul lavoro, che resta competenza di INL e ASL.
I Costituenti ritennero di porre il lavoro all’Articolo 1, per sottolinearne il valore fondativo della nuova forma di stato e di governo.
Oggi è lecito chiedersi se la soppressione dell’INL sia davvero un’ipotesi superata o se si stia procedendo silenziosamente a svuotare l’Agenzia dall’interno, smontandone il progetto originario pezzo dopo pezzo, rendendola, successivamente, subalterna all’indirizzo politico di governo.
Indebolire l’organo che avrebbe dovuto arrivare a garantire l’intera tutela del lavoro non è una mera questione tecnica: è una ferita democratica, che rinforza un sistema, purtroppo, endemico di lavoro sommerso e la strage quotidiana delle morti sul lavoro.
Micaela Cappellini
Ispettrice del Lavoro – Coordinatrice FP Cgil Toscana presso INL
