Probabilmente il ministro della Giustizia Carlo Nordio è l’unico magistrato a non conoscere il Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli.
Eppure tra i tanti incarichi ricoperti da magistrato prima di entrare in politica è stato anche consulente della Commissione Parlamentare per il Terrorismo, avrà sentito parlare della strage di Bologna del 2 agosto 1980 – era già in magistratura da qualche anno -, sorvolo sulle condanne di Gelli come mandante, organizzatore e finanziatore della strage, ma su Gelli condannato definitivamente come depistatore avrà orecchiato qualcosa vivendo all’interno dei palazzi di Giustizia veneti. Tra i suoi politici di riferimento vi è stato sicuramente Silvio Berlusconi: avrà saputo della sua iscrizione alla Loggia massonica, condannato dal tribunale di Venezia per falsa testimonianza per aver negato la sua appartenenza alla P2, reato che si estinse per amnistia.
L’amnesia del ministro rappresenta quella volontà di chi sta governando che certi argomenti è meglio lasciarli all’oblio, ma rispondendo alla domanda di un giornalista di Repubblica: “La riforma della Giustizia attua il Piano Gelli”. la risposta di Nordio riesuma il Venerabile: “Se l’opinione del signor Licio Gelli era giusta non si vede perché non la si debba seguire solo perché l’ha detta lui”.
Non sempre la ciambella nasce con il buco!
Il Governo di cui fa parte, a proposito di Giustizia, segue le direttive di Berlusconi che aveva come riferimento il progetto P2, come dichiarò lo stesso Gelli in una storica intervista rilasciata a Concita De Gregorio.
Non dimentichiamo che uno dei migliori amici di Gelli era Giorgio Almirante, i due camerati erano insieme nella Repubblica Sociale, sappiamo quanto sia stato importante il fondatore del Movimento Sociale Italiano per Fratelli d’Italia.
Poi ci sono i fatti che associano questo Governo di destra desta al Piano del Venerabile: impadronirsi della Rai, definire la Rai “meloniana” è diventato un modo di dire acquisito; il costante attacco al giornalismo investigativo e al sindacato CGIL che dopo anni è tornato nelle piazze, entrambi accusati di fare politica. In questi giorni si è consumata l’azione più grave prendendo al volo le inopportune parole del consigliere del Quirinale Garofani, l’attacco al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il quotidiano La Verità ,diretto da Maurizio Belpietro, ha alzato la palla accusando il Quirinale di aver creato un piano contro la presidente del Consiglio Meloni, il camerata capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami, fedelissimo della Meloni, – quello che alla festa dell’addio al celibato si presentò vestito da nazista – ha schiacciato, intervenendo immediatamente in Parlamento: “Confidiamo in una immediata smentita senza indugio”.
Giorgia Meloni oggi è salita al Quirinale: “nessun scontro istituzionale. Sintonia con il Colle mai venuta meno”.
Non poteva essere diversamente. Nel frattempo il sasso è stato lanciato.
(Nella foto il ministro Carlo Nordio)
