Una voce torna a parlare dei tantissimi desaparecidos siriani: “nel nostro viaggio abbiamo voluto sottolineare che i referenti per Paolo siamo noi della famiglia. Ognuno ha il suo ruolo da svolgere e noi ora confidiamo che cada il silenzio ed emerga finalmente la verità. Lo facciamo per lui e per le migliaia di famiglie che aspettano ancora di conoscere il destino dei loro cari”. Francesca Dall’Oglio, la sorella di padre Paolo molte volte ospite di Articolo21 negli anni che ci separano dal suo mai chiarito sequestro del 29 luglio 2013, è andata in Siria, il Paese dal quale suo fratello fu espulso prima di rientrarvi per recarsi nella liberata Raqqa. Ora, con l’assistenza dell’Ambasciata Italiana, dell’ambasciatore Rovagnati, lei è potuta andare a Damasco, per ricordare che la verità rimane un dovere. Una prospettiva che se resta difficile e lontana va anche ricordata, tirata fuori dagli archivi e portata nell’attualità. Cosí ha potuto svolgere diversi incontri istituzionali, a partire dai rappresentanti della Croce Rossa internazionale – che nei teatri di conflitto è l’organismo che si occupa dell’identificazione dei corpi – con la direttrice dell’istituzione indipendente Onu sulle persone scomparse in Siria, Karla Quintana, e con Mohamad Reda, presidente della Commissione siriana per la ricerca degli scomparsi. Poi è stata al ministero degli esteri, e ovunque ha potuto constatare che il nome di suo fratello parla ai siriani, riscalda i cuori delle persone e “porta rapidamente al di là del formale, del protocollo”.
Questo probabilmente è il punto più rilevante che emerge da tanti diversi dettagli di questo doloroso avventurarsi nel passato che non deve passare senza verità: per tanti trovarsi davanti una familiare dell’uomo che venendo da fuori è diventato davvero un siriano ed è scomparso inghiottito nella loro tragedia, deve essere stato comunque qualcosa di forte, perchè la storia irrisolta di Paolo riassume la loro storia irrisolta proprio perchè come milioni di loro Paolo è stato espulso da Assad e sequestrato dall’incubo isis, il nemico perfetto.
È difficile non ritenere che questo matrimonio segreto sia stato al cuore della tragedia siriana e del mistero Dall’Oglio. Se così fosse questa sarebbe la sfida.
Le autorità di Damasco hanno competenze limitate, la città dove è sparito Paolo, Raqqa, è fuori dal loro controllo. Ma serve la volontà politica di andare avanti, di non archiviare un passato complesso per tutti. Cosí il racconto della Siria e dei siriani visti con gli occhi della sorella di padre Paolo, che finalmente è potuta andare a parlare di lui nel Paese che ha amato per trent’anni intensamente e che lo ha amato e ama disperatamente, fa pensare che esistano una Siria nascosta, quella compromessa con le sparizioni, con la vergogna mondiale, e una Siria che ha sofferto e che sente in Dall’Oglio il nome che la unisce, le dà un volto, una storia. Questa è la Siria che la sorella di Paolo sembra aver visto anche nei luoghi di culto, cristiani e musulmani, che ha visitato e dove un prete ortodosso le ha accennato di complicità tra il vecchio regime e l’Isis nel sequestro. Dall’Oglio è una parola che in Siria vuol dire “verità”. La cosa più difficile ma anche irrinunciabile per milioni di siriani.
(Nella foto padre Paolo Dall’Oglio)
