Giornalismo sotto attacco in Italia

Siamo in piazza per i giornalisti sulla Flotilla e per quelli uccisi a Gaza: hanno spezzato il buio

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Le croniste e i cronisti che erano sulla Flotilla per Gaza hanno fatto il loro dovere e meriterebbero un pubblico riconoscimento da parte della Repubblica e anche delle istituzioni dei giornalisti. Hanno scelto di stare su quelle imbarcazioni per assicurare alla popolazione italiana il diritto alla conoscenza e, insieme, di portare aiuti al popolo palestinese oppresso, anche attraverso la fame e la sete.

Alessandro Mantovani del Fatto Quotidiano, Barbara Schiavulli di Radio Bullets, Saverio Tommasi (Fanpage), Maso Notarianni, Lorenzo D’Agostino del Manifesto (chiedo scusa per eventuali omissioni) hanno onorato l’Articolo 21 della Costituzione e contribuito a spezzare il buio e a svelare le narrazioni dei Trump, dei Netanyahu, di Meloni.
Altro che bruciare le barche della flottiglia, come ha dichiarato il fedelissimo Mario Sechi: bisognerebbe “bruciare” ogni forma di negazionismo su Gaza e dintorni. Quelle barche, e i cronisti che hanno raccontato, hanno davvero contrastato il negazionismo imperante, quello che nega l’oppressione, il massacro, i diritti calpestati, le dignità negate, persino il tentativo di chiudere definitivamente l’Onu e la Corte penale internazionale che ha “osato” condannare il presidente israeliano.
Quelli che, in questi giorni, si erano travestiti, dopo il delitto Kirk, da novelli apostoli, hanno indossato le camicie nere e hanno preso ad insultare la flottiglia, lo sciopero, le manifestazioni con una violenza che si era vista già nei giorni dell’assalto alla sede della Cgil. Mai sciopero fu meno corporativo di quello per Gaza, al centro ci sono i diritti, le convenzioni internazionali, le risoluzioni stracciate, l’articolo 11 della Costituzione, la democrazia internazionale e nazionale.

Per quanto riguarda i giornalisti, sono oltre trecento cronisti già ammazzati, le libertà cancellate, con la decisione di impedire alla stampa internazionale di documentare quanto accade a Gaza gli insulti riservati, anche in Italia, dai vari Vespa e Gasparri a chi ancora tenta di fare le domande giuste e di non arrendersi alle quotidiane veline della Presidenza del Consiglio.

Per questo noi di Articolo 21 abbiamo dato adesione e sostegno alle ragioni dello sciopero generale, saremo nelle piazze nel segno della Costituzione calpestata, della dignità oltraggiata, della libertà di espressione, dei trattati internazionali sui diritti dei popoli oppressi, sempre, comunque, dovunque.

Il giorno 10 ottobre a Perugia, alla vigilia della marcia Perugia-Assisi, che si annuncia come la più grande iniziativa mondiale di questi mesi, convocheremo una riunione aperta a giornalisti e non solo, dedicata agli attacchi al pensiero critico, al giornalisticidio in atto, contro ogni tentativo di instaurare anche in Italia una “democrazia illiberale e autoritaria”, modello Orban.

Quello che sta accadendo in Palestina ci riguarda, per questo la presidente e i suoi stanno reagendo con inusitata violenza contro chi osa ribellarsi, scioperare, intralciare la loro narrazione dominante. Il muro è crollato.

 


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