Giornalismo sotto attacco in Italia

Il settembre di sangue dell’Iran

0 0
Clamore mondiale per le esecuzioni, che hanno raggiunto il numero più alto in assoluto da 36 anni a questa parte
Mentre il 10 ottobre il mondo celebrava la Giornata mondiale contro la pena di morte, l’Iran si trovava al centro dell’indignazione internazionale a causa della spaventosa impennata delle esecuzioni e della repressione politica. A partire dall’insediamento del presidente Masoud Pezeshkian, nell’agosto 2024, a oggi, il regime clericale ha giustiziato 1892 persone, tra cui 61 donne e almeno 7 detenuti ancora minorenni al compimento del reato.
Solo nel mese di settembre sono state perpetrate da parte delle autorità 200 esecuzioni: si tratta del dato mensile più alto degli ultimi 36 anni.
Esecuzioni “su scala industriale” e repressione politica
Secondo i dati raccolti e pubblicati dal Consiglio nazionale della resistenza iraniana (CNRI), nei primi 9 mesi del 2025 hanno avuto luogo 1200 esecuzioni, superando coaì, già a settembre, il totale delle esecuzioni che ebbero luogo in tutto il 2024.
Gli esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani hanno descritto la situazione come “spaventosa” e la relatrice speciale Mai Sato ha avvertito circa il fatto che la pena di morte in Iran viene impiegata “su scala industriale”; nelle ultime settimane sono state impiccate in media 9 persone al giorno.
La brutalità del regime si estende tuttavia ben oltre la forca, e prigionieri politici, minoranze etniche e dissidenti sono tra le persone prese maggiormente di mira.
Il caso di Somayeh Rashidi, prigioniera politica e madre di 42 anni, è diventato emblematico della crudeltà del regime. Rashidi è morta il 25 settembre dopo un prolungato abbandono medico nel carcere di Qarchak, in seguito al suo arresto, avvenuto perché aveva osato scrivere slogan anti-regime.
I sostenitori dei diritti umani descrivono la sua morte come “tortura tramite negligenza”: un metodo impiegato deliberatamente per eliminare i dissidenti in modo lento e silenzioso.
L’elemento più inquietante è la recente emissione di condanne a morte per 17 prigionieri politici accusati di sostenere il principale movimento di opposizione, l’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (OMPI/MEK); tra queste anche la recentissima conferma della sentenza per uno dei campioni di pugilato iraniani, Mohammad Javad Vafai, 30 anni, che è a imminente rischio di esecuzione.
Proteste nelle carceri più famose in risposta alle brutalità del regime
All’interno dell’Iran, la repressione ha scatenato un crescente movimento di protesta. La campagna dei “Martedì contro le esecuzioni”, giunta all’88esima settimana consecutiva, ha visto i prigionieri di 52 carceri del Paese attuare uno sciopero della fame in data 30 settembre per protestare contro il massacro in corso e la morte di Rashidi. I partecipanti alla campagna hanno dichiarato: “Ogni atto di sfida, ogni voce che si leva contro un’esecuzione è un passo verso la fine di questa macchina di morte”.
Un regime in crisi
Secondo gli analisti, il ritmo senza precedenti delle esecuzioni riflette la crisi del regime: di fronte al collasso economico, ai disordini che attraversano il Paese e alla riattivazione delle sanzioni internazionali, l’establishment clericale cerca di mantenere il controllo attraverso il terrore. Ma lungi dal mostrarne il potere, l’escalation in atto tradisce la paura del regime di essere rovesciato.
Mentre le proteste si diffondono in tutto l’Iran al grido di “Libertà!”, le autorità rispondono con esecuzioni e intimidazioni.
In una dichiarazione del 2 ottobre Maryam Rajavi, presidente eletta del CNRI, ha affermato:
“Queste brutalità e ferocia indicano che la paura di Khamenei di fronte alla rabbia popolare cresce di giorno in giorno. Creando un’atmosfera di terrore e intimidazione, egli sta cercando di prevenire una rivolta popolare. Ma questi spargimenti di sangue non fanno che rafforzare la determinazione delle masse insoddisfatte e dei giovani ribelli a cambiare il regime e a sostituirlo con una democrazia e con la sovranità popolare”.
La risposta internazionale: raduni e sit-in in tutto il mondo
In risposta alla strage in corso, tra l’8 e il 12 ottobre, le comunità iraniane e i sostenitori dei diritti umani hanno organizzato azioni coordinate in almeno 18 città, tra cui Ginevra, Berlino, Stoccolma, Bruxelles, Oslo, Parigi, Londra, Melbourne, Sydney, Bucarest, Göteborg, Malmö, Amburgo, Francoforte, Colonia, Lussemburgo, Roma e Vienna.
Questi raduni e sit-in, organizzati dai sostenitori del CNRI e tenutisi sotto lo striscione “Stop alle esecuzioni in Iran”, chiedono una moratoria immediata delle esecuzioni, il rilascio dei prigionieri politici e che i responsabili dei crimini contro l’umanità siano consegnati alla giustizia internazionale.
Un appello al mondo
Mai Sato, relatrice speciale per la situazione dei diritti umani in Iran delle Nazioni Unite, ha avvertito: “Il mondo non può rimanere in silenzio di fronte a violazioni così sistematiche del diritto alla vita”.
La comunità internazionale è invitata a espellere il regime iraniano dagli organismi mondiali e a consegnare Khamenei e gli altri alti funzionari alla giustizia per decenni di crimini contro l’umanità.
Impegnarsi con un regime che governa attraverso le esecuzioni, ha ammonito, non fa che rafforzarne la violenza.
L’ondata senza precedenti di esecuzioni del 2025, la più letale in quasi 36 anni, non rivela forza, ma disperazione.
Dalle impiccagioni segrete agli scioperi della fame alla profanazione delle tombe, la tragedia dell’Iran continua.
Il mondo si trova ora di fronte a una scelta: agire con decisione o guardare la storia ripetersi.

Iscriviti alla Newsletter di Articolo21

Articolo21
Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.