Dopo la pausa estiva, si riaccendono i riflettori sul processo relativo all’assassinio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano trovato morto a Il Cairo nel 2016. Come ogni volta che si tiene un’udienza, a piazzale Clodio è accorso il popolo giallo per supportare la famiglia – presenti o genitori Paola Deffendi e Claudio Regeni – e l’avvocata Alessandra Ballerini. C’eravamo anche noi di Articolo 21, con il portavoce Beppe Giulietti e Lidia Galeazzo, del presidio di Roma.
Si tratta dell’ennesima manifestazione a sostegno della verità e giustizia per la quale si battono con determinazione Paola e Claudio, ai quali oltre che la nostra vicinanza abbiano rinnovato l’impegno per la scorta mediatica.
Questo processo segna un momento importante non solo per la giustizia che merita un giovane brutalmente torturato e ucciso senza alcuna colpa, ma anche per l’affermazione dei diritti umani e la denuncia dei rapporti poco limpidi tra Italia ed Egitto.
L’udienza, tenutasi nell’aula 2 della corte di Appello, ha visto la presenza di personalità di primo piano, tra cui Elly Schlein, leader del Partito Democratico, e Armanda Trentini, madre di Alberto, il cooperante italiano arrestato in Venezuela, il cui caso è seguito dall’avvocata Ballerini. La presenza di queste figure testimonia l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni verso un processo che va ben oltre la giustizia penale: rappresenta un simbolo di lotta per verità e rispetto dei diritti fondamentali.
Tuttavia, l’attenzione si concentra anche su aspetti procedurali e legali. La difesa dei quattro agenti accusati del rapimento, delle torture e dell’uccisione di Regeni, ha posto una “questione di incostituzionalità”
Una mossa chr ha determinato lo slittamento del calendario del processo, nell’attesa che il 30 settembre venga comunicata la nomina di un consulente.
Questo processo rappresenta molto più di un caso giudiziario: è un banco di prova per la tutela dei diritti umani, per la capacità delle istituzioni di fare giustizia e per i spingere verso maggiore eticità e trasparenza i rapporti internazionali. Al centro dell’attenzione internazionale rimane la richiesta di verità per Giulio Regeni e di risposte certe sui motivi della sua morte, verità da sempre osteggiata dal governo egiziano che non ha mai collaborato, anzi, ha tentato di depistare con notizie false e non ha mai fornito gli indirizzi dei quattro agenti dei servizi di sicurezza.
Il percorso verso la verità appare ancora lungo e complesso, ma l’impegno delle parti civili, del popolo giallo, della scorta mediatica animata da Articolo 22 rinnovano la speranza che giustizia e diritti possano prevalere, anche di fronte alle sfide più difficili.
