Giornalismo sotto attacco in Italia

Quell’altra America di Robert Redford

0 0

Fra le innegabili fortune di chi è stato giovane fra gli anni ’60 e gli ’80 c’è stato il cinema americano. “Quel” cinema americano. Quel cinema che contribuiva a far crescere un’ America liberal, inclusiva, fantasiosa, creativa, dalla parte dei diritti e non della forza. L’America che abbiano creduto essere la più grande democrazia del’occidente, l’America alla quale volevamo assomigliare, illudendoci che davvero avesse gli occhi di Robert Redford.

Oggi, di fronte ad un’America in mano ad un autocrate che sta massacrando i principi della democrazia e che esalta il solo valore della forza contro i più deboli, gli anni del cinema di Hollywood che raccontava spietatamente la guerra del Viet Nam, il massacro dei nativi americani, il razzismo, le ingiustizie sociali, ci appaiono come uno strano sogno collettivo che dubitiamo perfino di aver vissuto.

Ma oggi Redford, con la sua scomparsa così naturale, da anziano che si addormenta nel sonno, ci ricorda che quella stagione è esistita e lui ne incarnava lo stile, la bellezza, perfino la timidezza.

Inutile citare la lunga serie di titoli indimenticabili, l’innamoramento inevitabile per quei jeans stretti, quegli occhi blu e quei capelli luminosi, basta fermarsi sul più politico dei suoi film, quello che racconta di quando un popolo in piazza e un giornalismo che faceva, come dicevano loro, il cane da guardia del potere, fece dimettere un presidente corrotto e senza scrupoli come Nixon. “Tutti gli uomini del presidente”, il film che racconta una grande pagina di libertà americana, lo scoop di Bob Woodward e Carl Bernstein che provocò lo scandalo del Watergate, resta il più emblematico del grande impegno civile di quel cinema, di cui Redford fu l’attivista più impegnato e popolare. Come ben compresero registi epici con Alan Pakula e Sydney Pollak, Redford non era il ragazzone con la mascella larga e lo sguardo seducente che, probabilmente il pubblico mondiale ricorda di più – insomma, “Come eravamo”, o “la mia Africa” – era un fenomenale uomo di cinema. E infatti, all’apice di una carriera per la quale non ci sono aggettivi sufficienti, si inventò il Sundance Film Festival, nello Utah, sulle montagne di uno stato poco abitato e per molti versi difficile,. Era il festival del cinema indipendente, dei produttori non hollywoodiani, dei documentaristi, degli innovatori. E oggi Il Sundance riunisce i narratori più originali e il pubblico più avventuroso per il suo programma annuale di film drammatici, documentari e cortometraggi; spettacoli, mostre e esperienze di realtà virtuale; narrazione seriale; conversazioni e tavole rotonde.

Robert Redford era quello che a quasi 80 anni girò un film, “All is lost”, quasi muto, raccontando si un uomo che da solo su una barca nell’oceano cerca in ogni modo di sopravvivere e per far sopravvivere il pianeta. Per lui il cinema poteva aiutare a cambiare in meglio il mondo. Era un sognatore concretamente ancorato alla realtà, che nel 2020 combattè contro i no vax e contro la politica di Trump, ovviamente.

Nell’orrore dell’oggi di cui l’America è protagonista, il rimpianto e la nostalgia sono inutili, ma inevitabili.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21

Articolo21
Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.