Giornalismo sotto attacco in Italia

Parole d’odio in risposta alla solidarietà internazionale

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Ma che senso politico o semplicemente morale ha rispondere con parole d’odio e minacce ai milioni di persone che nel mondo solidarizzano con il popolo palestinese? E ancor di più, come si fa a dichiarare che saranno ritenuti terroristi e per questo arrestati i volontari che da tanti porti europei, in rappresentanza di 44 Paesi aderenti, si sono imbarcati sulla Sumud Flotilla per portare a Gaza migliaia di tonnellate di derrate alimentari in modo da tentare di salvare dalla morte per fame bambini, donne, anziani?

Ma davvero ai governanti israeliani non importa nulla dell’indignazione del disgusto, dell’ira che il loro odio sta producendo come reazione in tanti angoli del pianeta? Possibile che possano dire impunemente che chi ancora vive a Gaza o si arrende o sarà ucciso?

Il silenzio colpevole di tanti governi, in particolare del nostro come di altri di quest’Europa ormai irriconoscibile rispetto ai valori sanciti nella sua carta costitutiva, silenzio che a noi cittadini democratici risulta vergognoso, a cosa servirà domani quando l’ossessivo odio manifestato oggi dovrà fare i conti con le reazioni delle vittime?

La certezza dell’impunità che oggi manifestano Netanyahu e il suo governo nasce anche dal fatto che si sentono autorizzati a fare qualunque cosa, ignorando anche centinaia di migliaia di loro compatrioti che continuano a protestare scendendo in piazza. Anzi, in qualche caso si sentono rafforzati nelle loro scelte, come è avvenuto con il recente, semi clandestino incontro tra Tony Blair, a capo di una importante holding finanziaria internazionale, e Donald Trump sui futuri investimenti per ricostruire Gaza.

Nulla riuscirà a smuoverli, vista l’ignavia o la complicità dell’occidente guidato da Trump, padrone accettato più che tollerato?

Tanta supponenza rischia però di tradursi in stupidità se Netanyahu e i suoi pensano che la rabbia popolare che finora si è espressa e continua ad esprimersi prevalentemente con imponenti manifestazioni a sostegno della causa palestinese, non troverà il modo per essere più incisiva. Come?

Un primo, forte segnale lo hanno dato i ‘camalli’, i portuali di Genova che nel salutare i volontari in partenza sule navi per Gaza, davanti a 30mila persone, hanno avvertito che se sarà torto un capello alle donne e agli uomini impegnati nell’operazione di solidarietà, o se sarà impedita la distribuzione del cibo ai palestinesi, ci sarà una dura redazione: saranno bloccati tutti i container in partenza per Israele che ogni anno sono ben 130 mila. Visto che le parole dei governanti occidentali si perdono nel vento, senza alcuna conseguenza pratica, la prima, vera sanzione sarà applicata nel porto di Genova. Il governo israeliano è avvertito. I ‘camalli’, storici lavoratori della città Medaglia d’oro per la Resistenza, che per primi scesero in piazza contro il terrorismo dopo l‘assassino del sindacalista Guido Rossa ad opera delle Brigate Rosse hanno lanciato un chiaro, nettissimo segnale: alla solidarietà nessuno può rispondere con l’odio. Quanti altri, in tutto il mondo, saranno pronti a seguirne l’esempio?


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