Per la prima volta nella storia del giornalismo mondiale, decine di testate internazionali hanno deciso di unire le proprie forze in un’azione coordinata per la libertà di stampa a Gaza.
Una risposta collettiva a quasi due anni in cui Israele ha impedito a chiunque, dall’esterno, di entrare nella Striscia per raccontare in maniera indipendente quello che accade.
A pagare il prezzo più alto sono stati i reporter locali: oltre 210 giornalisti uccisi, molti altri feriti, sfollati, costretti alla fame. Eppure hanno continuato a fare il loro lavoro: testimoniare.
Quella che si apre oggi è una mobilitazione senza precedenti: le redazioni di tutto il mondo si coordinano per rompere il muro di silenzio e ribadire un principio fondamentale – la libertà di stampa non è un privilegio, ma un diritto universale, che riguarda tutti.
Perché senza giornalisti liberi non c’è verità, e senza verità non c’è giustizia.
Per questo, oggi, i media globali hanno deciso di unire le forze: un’azione senza precedenti per difendere la libertà di stampa. E per questo, il 4 settembre, Radio Bullets sarà a bordo della Sumud Flotilla che si unirà alle barche partite ieri da Barcellona, Tunisi e Genova: decine di barche, centinaia di persone, 44 Paesi.
Non militari, non governi, ma giornalisti, medici, artisti, cittadini comuni. Tutti con un messaggio: non possiamo più restare fermi a guardare un popolo morire nell’indifferenza.
La Flotilla non è solo un convoglio, è una sfida morale: dire ai palestinesi che non sono soli, dire al mondo che la pace non si invoca soltanto, la si costruisce.
Salire su quelle barche è pericoloso, certo. È sfacciato, senza dubbio. Ma significa scegliere chi siamo e da che parte vogliamo stare.
Se la politica tace, se la diplomazia fallisce, allora tocca a noi. Tocca alla gente, a ciascuno di noi, accendere la miccia della speranza.
Da https://www.radiobullets.com/
