Ci voleva una mente geniale e poliedrica come quella di Francesca Pongiluppi, nella vita assistente sociale, artisticamente parlando cantautrice della band indie pop Anaïs e ora anche autrice del romanzo “Come le lucciole” (Solferino editore), per intrecciare le vicende del colonialismo italiano in Libia con quelle del G8 di Genova. Le protagoniste sono Sonia e Jolanda: due donne giovani e fortissime, apparentemente indomabili ma in realtà, in particolare Sonia, fragili, travolte dagli eventi e dal destino, costrette a fare i conti con una realtà più grande di loro e infine obbligate a lottare, giorno dopo giorno, con un’evidenza alla quale non sono disposte a rassegnarsi.
Ne abbiamo discusso con l’autrice in un’intervista che in breve si è trasformata in un piccolo romanzo di formazione, fra storia e memoria, analisi dei rapporti di forza, passione politica e civile, riscatto attraverso il voto e battaglia quotidiana contro i demoni di una società che, negli anni Trenta come nell’estate del 2001, aveva già deciso di cambiare. Purtroppo, in peggio.
