Due settimane. E’ l’espressione che Trump usa quando vuole prendersi del tempo, perché le cose non vanno come lui vorrebbe. La pace in Ucraina è una di queste. Dopo i toni trionfalistici visti e sentiti in Alaska durante lo storico incontro di ferragosto tra Trump e Putin, si è passati a una fase inconcludente di stallo. Ecco perché il presidente americano venerdì ci ha fatto sapere di non essere contento sull’andamento delle trattative per un incontro tra Putin e Zelensky, sono come l’olio e l’aceto, e che si prenderà una pausa e deciderà il da farsi tra due settimane. Trump è frustrato, ma questa situazione non è altro che la conseguenza del suo modo superficiale di procedere nel sottovalutare il lavoro diplomatico necessario per arrivare a ottenere piccoli risultati in uno scenario così complesso come è lo scontro tra Russia e Ucraina. La geopolitica non si fa a colpi di foto opportunity e tappeti rossi, ma come ha ricordato il ministro degli esteri russo Lavrov, vecchia volpe, un incontro con Putin e Zelensky va preparato passando attraverso incontri ad alto livello tra diplomatici prima di arrivare ai vertici. I capi si incontrano solo quando c’è qualcosa da firmare, perché concordato. In Alaska non c’era niente di concordato se non la ripresa cordiale delle relazioni tra Russia e Stati Uniti dopo il gelo della presidenza Biden. Trump ha ceduto anche sulla richiesta europea e ucraina di cessate il fuoco, pur di incontrare Putin. Porre fine ad una guerra non è una trattiva commerciale da suk, fatta di lanci e rilanci. Lo dimostra il fatto che dopo il vertice in Alaska, niente è successo e stiamo assistendo ad un dialogo tra sordi. Zelensky è rimasto sulle sue posizioni di sempre rifiutando qualsiasi idea di cessione di territori conquistati dall’esercito russo, il ministro degli esteri Lavrov chiede un ruolo anche per la Russia nel garantire la sicurezza dell’Ucraina nel dopoguerra. Un’idea che europei e ucraini definiscono assurda, come assurda appare però anche la proposta degli europei di immaginare forze europee di pace in Ucraina senza la presenza di truppe di paesi alleati di Mosca.
“Discutere seriamente di questioni relative alla sicurezza senza la Federazione Russa è un’utopia, una strada che non porta da nessuna parte”, ha dichiarato ai giornalisti a Mosca il ministro Lavrov “Non funzionerà”. Anche il ricorso all’articolo 5 tanto strombazzato dalla nostra presidente del consiglio pare privo di realizzazione concreta. La Russia da sempre chiede che sul territorio ucraino non ci siano soldati occidentali. La tragica guerra in corso, scatenata da Putin con l’invasione dell’Ucraina ormai tre anni e mezzo fa, aveva tra le cause proprio la presenza di truppe Nato ai confini russi. Come possono i leader europei, che sono i principali sostenitori di Kiev e continuano a inviare armi agli ucraini, pensare di far accettare a Putin che la sicurezza ucraina passa attraverso la presenza delle loro truppe in Ucraina? Nel frattempo Putin ha intensificato i suoi attacchi nel Donbass, la regione filorussa che gli sta più a cuore e dove va ricordato si combatte dal 2014 una guerra civile. Sta approfittando dello stallo nelle trattative per conquistare altri territori da mettere sul tavolo di una futura trattativa. Gli europei ossequiosi con Trump, a Washington è stato difficile tenere il conto di quanti grazie gli abbiano detto, assistono impotenti e senza un briciolo di orgoglio. Non cercano un confronto diretto con Putin, lasciano fare a Trump e avanzano proposte al vento poco credibili. Il presidente americano ha fatto sapere che se non si terrà alcun incontro tra Putin e Zelensky, “vedrò di chi è la colpa”, affermando ripetutamente che ci sono due attori coinvolti, “per ballare il tango bisogna essere in due”. Trump ha minacciato quindi di sfilarsi dalla trattativa, del resto il dialogo con Putin, che è la cosa che più lo interessa, lo ha riaperto ufficialmente in Alaska. Ci sono grandi affari da fare tra americani e russi per lo sfruttamento di quelle terre nello stretto di Bering. L’Ucraina è un intoppo sul cammino tra grandi potenze. Una questione che si devono risolvere gli europei. Trump lo ha affermato più volte e potrebbe ribadirlo tra due settimane. “Sarà una decisione molto importante”, ha detto Trump ” La questione è se imporre sanzioni massicce o dazi massicci, o entrambi, oppure non fare nulla e dire: “Cari europei è la vostra battaglia’”. Vedremo come andrà a finire a breve, ma cosa faremo se dovesse accadere che Trump si sfila? Saremo finalmente costretti a diventare adulti, rinunciare alla protezione del papà americano e provare a camminare con le nostre gambe, ma in modo realistico senza proposte irrealizzabili. Tocca all’Unione europea riaprire un dialogo con Mosca che è la nostra vicina di casa. Basta delegare a chi ci ha imposto dazi suicidi per le nostre industrie, ci vende armi a prezzi maggiorati, ci fa pagare la nostra difesa, ci impone il suo gas a costi esorbitanti ci chiama parassiti, ma dice di essere nostro alleato e amico. E’ tempo di guardarsi attorno.
