Giornalismo sotto attacco in Italia

Leggere le sentenze sugli anni delle stragi è un diritto civile

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C’è qualcosa di più e di peggiore della volontà di riscrivere la storia delle stragi avvenute in Italia. C’è quello che, a prima vista, potrebbe sembrare un semplice cavillo e che, invece, se letto nel contesto, si rivela per ciò che è, ossia una scelta politica volta a rendere più difficile, anche se non impossibile,  la lettura da parte di tutti i cittadini le sentenze sulle stragi neofasciste che hanno insanguinato l’Italia, comprese quelle sull’attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Perché? La risposta è quasi pleonastica: quelle sentenze spiegano cosa è accaduto in quegli anni, anche se qualcosa sui mandanti ancora manca. Sono state azioni spietate e programmate da parte di gruppi neofascisti, il dato è inconfutabile e deriva proprio dal lungo lavoro d’inchiesta della magistratura e da quanto emerso nei dibattimenti e dunque acclarato in sentenza. Per capire meglio cosa sta succedendo in Italia bisogna andare a leggere la direttiva del professor Antonio Tarasco, docente universitario di Diritto amministrativo e direttore degli Archivi di Stato, dove, appunto, sono conservate, tra i moltissimi altri documento, le sentenze sulle stragi. E’ lui che ha diramato la nuova organizzazione dell’accesso a quegli atti giudiziari che, apparentemente, muove dalla tutela della privacy. Nella circolare inviata a tutte le sedi degli Archivi di Stato italiani si legge: “il dispositivo della sentenza è accessibile a chiunque”, la motivazione resta “accessibile limitatamente a chiunque ne abbia interesse”, cioè alle parti. In pratica chi non è parte deve “chiedere l’autorizzazione al magistrato competente”. La motivazione ufficiale è a seguente: “Il diritto alla conoscibilità degli atti giudiziari non può qualificarsi in termini assoluti“, dal momento che ci “contrappone al diritto alla riservatezza delle parti del processo”. Nella direttiva, inoltre, viene specificato che “la possibilità di consultare un documento non implica in via automatica la facoltà di pubblicarlo”. Anzi le riproduzioni di documenti riservati, fatte per motivi di studio, “non possono comunque essere diffuse”.

E’ stata, come si sa, durissima la reazione di Paolo Bolognesi,  presidente fino a poche ore fa dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna del 1980. “La circolare è in contrasto con il lavoro fatto in questi anni a seguito della digitalizzazione degli atti”, ha detto. Il sindaco di Bologna proprio nel suo intervento del 2 agosto ha aggiunto : “Bologna si batterà ad ogni livello livello affinché siano pienamente pubblicate le sentenze sulla strage, così come prevede la legge italiana e come invece impedirebbero il decreto del governo e la circolare dell’Archivio di Stato. Tutti devono potervi accedere alle sentenze”.

(Foto di Franco Pannacci – Bologna 2 agosto 2025)

 

 

 


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