Giornalismo sotto attacco in Italia

‘Il pappagallo muto’: il ritorno di Sara Morozzi nel nuovo romanzo di Maurizio De Giovanni

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Maurizio De Giovanni è tornato in libreria con “Il pappagallo muto. Una storia di Sara”, edito da Rizzoli nella collana “Nero” (237pp., 19 euro). Con questa nuova opera, l’autore napoletano riaccende i riflettori su Sara Morozzi, uno dei suoi personaggi più amati e complessi, immergendola in un thriller che è al tempo stesso un profondo viaggio nell’animo umano. La narrazione prende avvio quando Sara, ormai nonna, riceve un messaggio sul cellulare con la seguente dicitura: “un chilo di mele”, da un mittente sconosciuto. «Certi lavori non si lasciano mai». Altro non era che un messaggio in codice dei Servizi che la richiamavano per un incarico operativo. Al suo fianco Sara è risoluta ad avere Andrea. È così che dietro quei due anziani seduti su una panchina di un parco si celano due ex agenti operativi – Sara Morozzi, ‘la donna invisibile’ e Andrea Catapano, ‘il cieco dalle straordinarie doti investigative’ – riunitisi per discutere le modalità operative di un incarico inatteso quanto delicato. L’operazione richiede difatti un approccio ‘all’antica’: nessuna tecnologia avanzata – il luogo è tecnologicamente impenetrabile – ma solo l’acume, l’ascolto e l’intuizione potranno consentire ai due di carpire i segreti di un incontro che lascia presagire un accordo tra politica e malaffare.

L’indagine, tuttavia, si dimostra ben più insidiosa del previsto, trascinando Sara e Andrea in una rete di interessi occulti e spingendoli a confrontarsi non solo con i fantasmi del loro passato, ma anche con i limiti e le fragilità del loro presente.

Al loro fianco, una squadra ormai affiatata, fatta di volti noti ai lettori: la determinata Teresa – “Bionda”, la gemella molto eterozigote di Sara ai servizi, i fidati Pardo e Viola (quest’ultima, compagna del figlio di Sara, Giorgio, prematuramente scomparso, a rappresentare una ritrovata “famiglia” per la protagonista), e l’imponente Bovaro del Bernese, Boris, un elemento di umanità e affetto che bilancia la tensione investigativa.

Il pappagallo muto” rappresenta un nuovo, maturo capitolo nella costruzione del personaggio di Sara Morozzi. Già nota per la sua “invisibilità operativa” e la sua profonda capacità introspettiva, Sara è qui una figura fuori dagli schemi, guidata più dall’istinto e dalla compassione che dalle rigide regole dei Servizi. Maurizio De Giovanni stesso ha dichiarato il desiderio di raccontare un’eroina ‘diversa’, in cui l’elemento umano prevale sulla pura tecnica. La sua vulnerabilità si affaccia con naturalezza nel romanzo, senza però intaccare la fermezza del suo carattere. De Giovanni non la descrive fisicamente, lasciando che il suo volto muti in base agli occhi di chi la osserva, enfatizzando la sua capacità di adattamento e la profondità della sua essenza.

Il romanzo, come i precedenti della serie, si distingue per un’azione investigativa che è sempre accompagnata da un movimento interiore, una riflessione sull’esistenza, sul tempo che passa e sulla complessità delle relazioni umane. La scrittura è sobria, asciutta, capace di alternare il passo teso del noir con echi di profonda intimità, in un thriller nel quale ogni dettaglio, e persino ogni silenzio, acquisisce un significato profondo.

Il pappagallo muto’: il ritorno di Sara Morozzi nel nuovo romanzo di Maurizio De Giovanni

di Elena D’Alessandri

Maurizio De Giovanni è tornato in libreria con “Il pappagallo muto. Una storia di Sara”, edito da Rizzoli nella collana “Nero” (237pp., 19 euro). Con questa nuova opera, l’autore napoletano riaccende i riflettori su Sara Morozzi, uno dei suoi personaggi più amati e complessi, immergendola in un thriller che è al tempo stesso un profondo viaggio nell’animo umano. La narrazione prende avvio quando Sara, ormai nonna, riceve un messaggio sul cellulare con la seguente dicitura: “un chilo di mele”, da un mittente sconosciuto. «Certi lavori non si lasciano mai». Altro non era che un messaggio in codice dei Servizi che la richiamavano per un incarico operativo. Al suo fianco Sara è risoluta ad avere Andrea. È così che dietro quei due anziani seduti su una panchina di un parco si celano due ex agenti operativi – Sara Morozzi, ‘la donna invisibile’ e Andrea Catapano, ‘il cieco dalle straordinarie doti investigative’ – riunitisi per discutere le modalità operative di un incarico inatteso quanto delicato. L’operazione richiede difatti un approccio ‘all’antica’: nessuna tecnologia avanzata – il luogo è tecnologicamente impenetrabile – ma solo l’acume, l’ascolto e l’intuizione potranno consentire ai due di carpire i segreti di un incontro che lascia presagire un accordo tra politica e malaffare.

L’indagine, tuttavia, si dimostra ben più insidiosa del previsto, trascinando Sara e Andrea in una rete di interessi occulti e spingendoli a confrontarsi non solo con i fantasmi del loro passato, ma anche con i limiti e le fragilità del loro presente.

Al loro fianco, una squadra ormai affiatata, fatta di volti noti ai lettori: la determinata Teresa – “Bionda”, la gemella molto eterozigote di Sara ai servizi, i fidati Pardo e Viola (quest’ultima, compagna del figlio di Sara, Giorgio, prematuramente scomparso, a rappresentare una ritrovata “famiglia” per la protagonista), e l’imponente Bovaro del Bernese, Boris, un elemento di umanità e affetto che bilancia la tensione investigativa.

Il pappagallo muto” rappresenta un nuovo, maturo capitolo nella costruzione del personaggio di Sara Morozzi. Già nota per la sua “invisibilità operativa” e la sua profonda capacità introspettiva, Sara è qui una figura fuori dagli schemi, guidata più dall’istinto e dalla compassione che dalle rigide regole dei Servizi. Maurizio De Giovanni stesso ha dichiarato il desiderio di raccontare un’eroina ‘diversa’, in cui l’elemento umano prevale sulla pura tecnica. La sua vulnerabilità si affaccia con naturalezza nel romanzo, senza però intaccare la fermezza del suo carattere. De Giovanni non la descrive fisicamente, lasciando che il suo volto muti in base agli occhi di chi la osserva, enfatizzando la sua capacità di adattamento e la profondità della sua essenza.

Il romanzo, come i precedenti della serie, si distingue per un’azione investigativa che è sempre accompagnata da un movimento interiore, una riflessione sull’esistenza, sul tempo che passa e sulla complessità delle relazioni umane. La scrittura è sobria, asciutta, capace di alternare il passo teso del noir con echi di profonda intimità, in un thriller nel quale ogni dettaglio, e persino ogni silenzio, acquisisce un significato profondo.


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