15 luglio 2020: il corpo senza vita del trentatreenne Mario Paciolla, originario di Napoli, viene rinvenuto nella sua abitazione a San Vicente del Caguán, cittadina nel sud della Colombia. Cooperante italiano per l’ONU nel paese, era tra i membri della Missione incaricata di vigilare sul difficile processo di pacificazione della regione. La ricostruzione ufficiale, fornita tempestivamente dalle autorità locali, parla di suicidio; le evidenze riscontrate sul corpo di Mario e le testimonianze delle persone a lui vicine, però, rendono difficile credere a questa versione. Ciononostante, quasi cinque anni dopo, il 30 giugno 2025, il Tribunale di Roma accoglie la richiesta della Procura di disporre l’archiviazione del caso. Un punto sulla vicenda che in molti – a partire dalla famiglia di Mario – rifiutano di accettare, alla ricerca di una giustizia che sembra più lontana che mai.
Proprio per tenere alta l’attenzione mediatica, sabato 26 luglio, l’associazione culturale Koinè Journal ha organizzato un incontro con Anna e Pino Paciolla, genitori di Mario, all’interno della quarta edizione del loro festival, che si svolge l’ultimo weekend di luglio a Fermo. Un incontro toccante, dove Davide Cocetti, editorialista di Koinè, con delicatezza ha dialogato assieme ai coniugi Paciolla, ricostruendo non solo l’intricata vicenda giudiziaria fatta di depistaggi e punti oscuri, ma anche la figura umana di Mario. L’appello finale di Anna e Pino è quello di cercare di non smettere di parlare della vicenda, per evitare che l’oblio mediatico lasci nell’oscurità i genitori di un ragazzo che merita giustizia e verità. I ragazzi e le ragazze di Koinè Journal, perciò, si sono uniti a questo grido, al quale già partecipano numerose realtà come Libera e Articolo 21, affinchè la famiglia Paciolla possa finalmente scrivere la parola fine ad una pagina dolorosa dal punto di vista familiare, e vergognosa da quello giudiziario.

