Cosa nostra trapanese non cambia pelle, resta intraprendente. Una mafia che è impresa. Cosa nostra a Trapani ha cambiato solo nell’organizzazione, non c’è più il monarca, leggasi Matteo Messina Denaro, il boss arrestato, dopo trent’anni di latitanza, e morto, di tumore, nel 2023, torna la commissione: le famiglie sanno rigenerarsi non si è affinata la capacità di relazionarsi. Torna, l’affare della droga e con la droga ci sono le armi. Una mafia che resta silente ma che riesce a suscitare paura solo facendo diffondere l’idea che se serve è pronta a usare le armi.
Questa la sintesi della giornata di audizioni a Trapani della commissione regionale antimafia guidata dal presidente Antonello Cracolici. In prefettura è stato ascoltato il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica guidato dal prefetto Daniela Lupo, poi i procuratori di Trapani e Marsala, Gabriele Paci e Ferdinando Asaro e infine i sindaci di tutta la provincia di Trapani.
Uno sguardo puntato sull’attualità. Cosa che secondo l’onorevole Cracolici dovrebbe fare meglio e bene anche la Commissione nazionale antimafia guidata dall’on. Colosimo.
“Io – risponde Cracolici alla nostra domanda sulla valutazione che dà al lavoro della commissione nazionale antimafia – incontrerò l’on. Colosimo sabato, e consegnerò a lei la legge su “liberi di scegliere” votata all’Ars e frutto del lavoro della commissione regionale antimafia”. Si tratta della norma che, sulle orme di altre analoghe iniziative legislative, è nata con l’obiettivo di aiutare i giovani che vivono in contesti di criminalità organizzata di stampo mafioso ad affrancarsi da tali logiche di vita di tipo criminale e che ritengono che quello mafioso non può più essere il contesto dove continuare a vivere e, nel caso delle madri, far crescere i propri figli.
“Consegnerò questa legge – riprende l’on. Cracolici – perché così voglio esternare ciò che secondo me deve caratterizzare la commissione antimafia. Noi non siamo né un corpo di polizia né siamo magistrati, siamo un organo politico che deve essere capace di tenere alta la sensibilità su questi temi e deve sapere costruire bene le condizioni per alzare il livello della risposta sociale e che io chiamo reputazionale, per sconfiggere la mafia. Ecco io temo che la Commissione nazionale antimafia si sia infilata nel luogo della storia piuttosto che luogo della cronaca. Noi abbiamo bisogno di conoscere la storia ma anche di contrastare nell’oggi Cosa nostra. A forza di parlare di passato rischiamo di non vedere ciò che ci passa sotto il naso”.
A Trapani pare che per i risultati raggiunti da Magistratura e forze dell’ordine, Cosa nostra non resta indenne. “C’è una struttura – dice l’on. Cracolici – che resta intraprendente, organizzata attraverso un sistema economico. L’alert ci arriva dalle 70 interdittive disposte dalla prefettura in nove mesi, questa la spia che ci dice della capacità investigativa forte ma anche della presenza di un sistema criminale capace di infiltrarsi e intrattenere relazioni, in diversi campi, nella trasformazione agricola, nella logistica, nel turismo, in quello energetico. Ci sono grandi capacità di riciclaggio. È questa la dimensione storica del fenomeno mafioso a Trapani, ma è una Cosa nostra contro la quale magistrati e investigatori sanno tenere il fiato sul collo”.
Una mafia che sa sparare quando è ora di sparare?
“Anche se non spara è molto attiva, a prescindere da Matteo Messina Denaro. Era già così. Morto il boss si presume sia tornata la commissione con la difficoltà che le famiglie nei quattro mandamenti hanno nel relazionarsi per gli interventi continui di carattere investigativo. Non c’è più un monarca che comanda, Cosa nostra, che teoricamente vive con un modello democratico, è tornata per così dire a democratizzarsi”.
Una Cosa nostra oggi simile all’organizzazione delle mafie calabresi e dei casalesi, ogni famiglia comanda senza chiedere permesso ad altri.
“Ecco quanto è importante conoscere l’attualità. Qui a Trapani ci sono state operazioni che hanno disarticolato i mandamenti di Alcamo, in parte Trapani e Custonaci, Castellammare del Golfo. Indagini che ci dicono come Cosa nostra non sia andata in ferie o si sia messa a riposo, ma dove continui sono i tentativi di ricambio generazionale. Manca la capacità alle reciproche relazioni interne e tra i mandamenti. Una delle capacità che resta forte è quella del sapersi mimetizzarsi”.
Parlavamo di armi, si scoprono assieme alla droga.
“Qui sono stati fatti importanti sequestri di droga e sono state trovate delle armi. Non dimentichiamo che il grosso della droga arriva per mare e qui a Trapani c’è un porto importante. Ciò che abbiamo raccolto nelle nostre audizioni svolte direttamente nelle province dell’isola, ci dicono che Cosa nostra accumula armi e stessa cosa avviene qui, ma è pur sempre una mafia che per i suoi affari ha bisogno di restare silente. Aggiungo però che la capacità di intimidazione e di infiltrazione viene sostenuta dal solo fatto che sa diffondere bene la sua idea che si possa ascoltare il rumore delle armi”.
