Terreni confiscati alle mafie e affidati alle cooperative di nuovo nel mirino. No, questo non è un film. Brucia il campo coltivato della coop Beppe Montana a Lentini e va in fumo la coltura di cardi nella provincia di Caserta, il terreno è appartenuto a Francesco Schiavone detto Sandokan. E prima ancora altro attacco in Calabria. I responsabili dei campi ribadiscono che andranno avanti senza paura davanti a queste intimidazioni. Succede in meno di una settimana e non si può parlare di coincidenze. Il caldo estremo non c’entra nulla. I raccolti sono andati perduti ma la speranza. E’ il segno che la criminalità organizzata nei suoi feudi non vuole mollare. In Campania il terreno bruciata è gestito dalla cooperativa Terra Felix e lì le fiamme sono state innescate in più punti, tanto che sono andati distrutti i sette ettari coltivati a cardo in località Santa Maria La Fossa.
“Non si può più parlare di coincidenze o della favola dell’autocombustione. Siamo vicini alla nostra cooperativa con l’impegno di tutte e tutti noi a rispedire al mittente ogni tentativo di voler mettere in ginocchio le esperienze nate sui terreni confiscati. Non saremo intimiditi da questo ennesimo attacco vile e criminale, c’è una verità che non viene cancellata con il fuoco: quelle terre sono ormai libere e il nostro impegno impedirà che si torni indietro. Il lavoro della cooperativa rappresenta un esempio tangibile di come si può riportare nel solco della legalità un bene che è stato restituito a una funzione produttiva e sociale”, scrive in una nota Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania.
Nei giorni scorsi si era registrato un attacco molto simile alla cooperativa Valle del Marro, in Calabria, dove un incendio doloso ha completamente distrutto una coltivazione di grano a Gioia Tauro, gestita dalla coop. Si tratta dell’ennesimo episodio, dopo una lunga serie di danneggiamenti e furti. La cooperativa Valle del Marro, associata a Libera, da oltre vent’anni coltiva i terreni confiscati alla ’ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro.
“Si tratta di singoli episodi ma segnalano una recrudescenza degli attacchi alle esperienze di uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Guai ad abbassare la guardia o dare spazio a ipotesi, che riaffiorano periodicamente, di vendita e “privatizzazione: di questi beni. Le mafie sanno perfettamente quanto siano importanti nel contrasto al loro radicamento territoriale i progetti e le attività che trasformano i frutti avvelenati del loro potere economico in occasione di riscatto sociale e di creazione di lavoro e buona economia. Ne intaccano, concretamente, il consenso. Anche per queste ragioni l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, su cui Legambiente è impegnata da sempre accanto a Libera, deve essere promosso, sostenuto e difeso da tutti i tentativi di metterlo in discussione, anche con il ricorso, come è accaduto contro la cooperativa Terra Felix, alla violenza criminale”, dicono Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente ed Enrico Fontana, responsabile Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente.
(Nella foto il campo della coop Terra Felix)
