A sei anni dalla morte il fantasma di Jeffrey Epstein continua a riapparire in modo ricorrente destando l’attenzione dell’opinione pubblica. Recentemente, è tornato alla ribalta il tema dei cosiddetti “Epstein files” in possesso dell’FBI e che mesi fa l’attuale amministrazione americana si era impegnata a rendere pubblici, assieme a quelli sull’assassinio di Kennedy. Pochi giorni fa, tuttavia, il Ministro della giustizia Pat Bondi ha dichiarato che la documentazione a suo tempo raccolta dall’FBI su tale personaggio non conteneva in realtà alcun elenco dei suoi contatti, ma solo foto e notizie sulle sue giovani vittime che non era opportuno divulgare. Tale voltafaccia ha naturalmente scatenato le più svariate teorie cospiratorie che hanno trovato terreno fertile soprattutto sui social.
In realtà, il lungo elenco delle personalità che hanno coltivato rapporti, spesso molto stretti, con Epstein è noto da tempo e quindi sorprende che vi sia una continua attesa di rivelazioni in merito. Vi sono testimonianze certe, ad esempio, che egli abbia frequentato Trump per circa 15 anni, dal 1991 al 2004, quando l’amicizia di incrinò definitivamente a causa di un affare immobiliare che il futuro Presidente gli aveva scorrettamente soffiato. Anche con l’ex Presidente Clinton egli coltivò una lunga amicizia come dimostra il fatto che lo ha a lungo scorrazzato col suo aereo privato, accompagnandolo nelle sue visite in ben 17 paesi europei, asiatici e africani. A conferma della loro stretta relazione, Epstein deteneva nella sua casa di New York un enorme ritratto di Clinton che lo raffigurava vestito da donna e con scarpe rosse col tacco a spillo.
Di fatto, Epstein era al centro di una rete di relazioni che comprendeva buona parte dell’élite statunitense e internazionale. Senza pretese di un elenco esaustivo e solo per citarne alcuni, egli intratteneva rapporti con soggetti politici (Andrew Cuomo, Tony Blair, Henry Kissinger, Ehud Barak, Ted Kennedy, John Kerry), principi (Andrea duca di York, l’erede al trono saudita Mohammad Bin Salman), personaggi dello spettacolo (Alec Baldwin, Dustin Hoffman, Woody Allen, Phil Collins, Mick Jagger, Michael Jackson, Leonardo DiCaprio, Harwey Weinstein), della moda (Tom Ford, Naomi Campbell), della finanza (Leon Black, Tom Barrack, John Gutfreund, Lewis Ranieri), accademici, scienziati e premi Nobel (Gerald Edelman, Murray Gell-Mann, Stephen Hawking, Marvin Minsky, Steven Pinker, Larry Summers), magnati dell’editoria (Mort Zuckerman, Rupert Murdoch), imprenditori (Richard Branson, Flavio Briatore, Bill Gates, Ron Burkle, David Koch, Tom Pritzker) ristoratori (Giuseppe Cipriani, Vittorio Assaf), maghi (David Copperfield, David Blaine), interior designers, archistar, ricchi ereditieri, giornalisti, campioni sportivi…
Quello che invece è meno noto è chi fosse e quali attività svolgesse Epstein, di cui viene di norma fornita una rappresentazione molto riduttiva in cui fa premio la sua insana attrazione per le giovanissime. Ma al di là di questa perversione, Epstein è stato a suo modo un personaggio straordinario, dotato di una grande intelligenza, carisma e capacità matematiche fuori dal comune. Lui stesso amava ricordare che era nato in una poverissima famiglia ebrea di New York e che solo la comprensione della matematica e della scienza gli aveva consentito di scalare tutti i gradini del potere e del successo economico.
Epstein finanziò ed esercitò direttamente la ricerca scientifica e organizzava periodicamente convegni e incontri con la crema degli scienziati e dei premi Nobel dell’epoca nei quali, come ha ricordato il suo amico Dershowitz, egli era il “maestro di cerimonie”. Ma soprattutto egli mise le sue capacità matematiche al servizio della finanza, utilizzando per primo strumenti e pratiche che poi diverranno di uso comune a partire dagli anni ’90. In particolare, egli si specializzò ben presto nell’allora innovativa gestione dei grandi patrimoni familiari al fine di “ottimizzarne” (ridurne) l’onerosità fiscale. Non a caso egli dichiarava di accettare solo clienti con un patrimonio non inferiore a un miliardo di dollari (dell’epoca).
Nei primi anni ’80 Epstein, già ben inserito nella comunità ebraica, fu “arruolato” dall’intelligence militare israeliana di cui era a capo all’epoca il futuro primo ministro Ehud Barak, con cui mantenne una stretta amicizia fino ai suoi ultimi anni di vita. Il ruolo che verosimilmente gli fu affidato era quello di utilizzare la sua expertise finanziaria per le operazioni di riciclaggio connesse con la singolare vicenda dell’Irangate, in cui Israele e gli Stati Uniti rifornirono di armi il supposto nemico Iran nel corso della guerra che in quegli anni questi sosteneva con l’Iraq. Il tramite per questo incarico fu il magnate dell’editoria e spia di Israele Robert Maxwell, padre della sua futura e nota compagna Ghislaine.
Negli anni successivi Epstein assunse compiti più delicati, divenendo il gestore di gran parte delle numerose fondazioni e charities costituite, formalmente con finalità filantropiche, dalla comunità ebraica americana. In realtà, l’attività di queste fondazioni era, ed è ancora, diretta a sovvenzionare la formazione di quadri all’interno della comunità, promuovere iniziative volte a rafforzare il legame degli Stati Uniti con Israele, finanziare l’elezione di politici ritenuti fedeli alla causa, veicolare la propria narrativa attraverso i media anche attraverso la loro diretta acquisizione, delegittimare chiunque si opponga alla loro azione, ivi comprese le istituzioni come l’ONU e i Tribunali costituiti a tutela del diritto internazionale.
L’efficacia e il successo di tali iniziative è sotto gli occhi di tutti soprattutto in questi giorni e, comunque le si voglia giudicare, esse hanno consentito un profondo condizionamento politico in favore di Israele non solo del governo statunitense, ma anche di quelli europei. Forte è il sospetto quindi che il diniego dell’amministrazione americana alla pubblicazione degli “Epstein files” sia giustificato non tanto dalla volontà di celare i nomi di chi aveva frequentato Epstein, quanto piuttosto di non divulgare i delicati incarichi che questi aveva assunto nel corso della sua vita. Ma il suo fantasma non demorde e continua a riapparire.
Marco Ambrogi è autore di “Epstein e l’ascesa della nuova classe dirigente americana” – Amazon
