Giornalismo sotto attacco in Italia

Chiara Tagliaferri: le voci di tutte le donne hanno bisogno di spazi infiniti per uscire

0 0

Taglia il traguardo della ventinovesima edizione Onde Mediterranee, il Festival di Gradisca d’Isonzo (GO) che coniuga musica, letteratura e informazione nel segno dell’attualità.

Organizzato da Euritmica Associazione Culturale con il supporto del Comune di Gradisca d’Isonzo e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e della BCC Venezia Giulia, Onde Mediterranee propone, dal 25 luglio al 3 agosto, un articolato calendario di concerti, talk e incontri.

In attesa di Onde Musica che porta alcuni tra gli artisti meno convenzionali del panorama italiano (Offlaga Disco Pax, Meg, La Rappresentante di Lista, Anna Castiglia e Pojana Rock con Andrea Pennacchi, Massimo Coppola) il Festival si apre con una delle più affascinanti e profonde firme della letteratura italiana. Lettere Mediterranee – serie di incontri di approfondimento con scrittori, intellettuali, podcaster, professionisti, autori di ogni provenienza è quest’anno dedicata a “Diritti locali e planetari” (tutti a ingresso libero; per tutti è possibile la prenotazione) e la prima a declinare il concetto di “diritto” è Chiara Tagliaferri.

Chiara Tagliaferri è autrice insieme a Michela Murgia di Morgana, lo straordinario progetto letterario e politico nato nel 2019 da un podcast di grande successo e declinatosi in tre libri editi da Mondadori: Storie di ragazze che tua madre non approverebbe, L’uomo ricco sono io e Il corpo della madre.

Le “ragazze fuori dagli schemi” di cui scrive la Tagliaferri sono, nel corso del tempo, aumentate, nei suoi racconti come nel pubblico, e hanno dato vita a una grande esperienza collettiva, un esercito di Morgane (donne, uomini, persone in transizione, queer) che in quelle storie si sono riconosciute.

A dialogare con lei di femminismo, diritti e libertà è la giornalista Fabiana Martini anche collaboratrice del Premio Luchetta e autrice de Il governo delle donne. Viaggio tra le amministratrici locali italiane.

 

Chiara, come è nata Morgana?
Con Michela Murgia abbiamo deciso di raccontare delle storie con tutti i linguaggi per arrivare a più persone possibili.

Quando è nato il podcast era un linguaggio nuovo: non c’erano ancora tanti confini. Allora esisteva praticamente soltanto Veleno di Pablo Trincia, che era davvero un capolavoro. Noi avevamo in mente anche un altro racconto. Eravamo quasi “ossessionate” da queste donne così abrasive, spaventose, ruvide … volevamo creare per loro praterie di spazio infinito, perché potessero esprimersi.  Avevamo pensato a Morgana inizialmente come format radiofonico, ma la radio imponeva troppi vincoli: non ci sarebbero state dentro tutte le parole che avevamo in mente. Dicevano che oltre i 3 minuti l’attenzione dell’ascoltatore sarebbe calata.
Ma non è così: la “voce” di Morgana infatti ha raggiunto con il podcast, nel 2018, tantissime persone: eserciti di donne – ma anche di uomini – ascoltavano le storie di tante Morgane. La scrittura è arrivata dopo, come strumento diverso per raggiungere ancora più persone.
Michela ricordava sempre che lei era cresciuta in una casa in cui negli scaffali della libreria c’erano L’enciclopedia della donna e Il manuale della perfetta padrona di casa … l’”Enciclopedia di Morgana” è nata spontaneamente per prendere le distanze da quel clima, da quelle posizioni.

I racconti cambiano molto tra il parlato e lo scritto. E oltre a questo naturale cambiamento anche lo stesso progetto si è evoluto nel tempo. Ne L’uomo ricco sono io, per esempio, affrontiamo dei temi che fino a poco prima erano impensabili: parlare di indipendenza finanziaria per le donne e riconoscere quanto sia fondamentale era ed è – soprattutto in questo periodo oscuro – urgentissimo. Cher, che aveva risposto così alla madre che le consigliava di smettere di cantare e sposarsi un uomo ricco, ci ha dato un gancio potentissimo. Generalmente non siamo abituate a non doverci occupare del denaro e questa non-abitudine è un furto di possibilità. Volere dei beni propri equivale a fare il proprio bene.
Tutti ricordano la frase di Virginia Woolf che dà il titolo al libro Una stanza tutta per sé, ma pochi sanno che la frase completa è “ogni ragazza dovrebbe avere una stanza tutta per sé e una rendita di 500 sterline l’anno”. In questo senso i soldi sono la premessa per la libertà.

Il corpo della madre è il volume più politico, oscuro e urgente. Abbiamo esplorato le vite delle Morgane “altre” che hanno cercato di scardinare i canoni della biologia e della vita. Era uno scarto necessario, forse anche violento, ma volevamo toccare il delicatissimo tema del concetto di maternità. È stata sempre propinata come una storia a senso unico, come una sorte di percorso univoco e inequivocabile e questo è devastante. Ci sono molti modi di esser madre e non tutti passano per il sangue. Lo diciamo in un momento storico in cui è reato universale far nascere un bambino da un ventre non proprio, mentre nessuno si volta quando un bambino viene ucciso. Per noi raccontare la maternità in questo modo è stato un atto di socializzazione. Anche passando da Maria di Nazareth, che in tutta la sua vita non si è mai sentita chiamare “mamma”.

Come ti sei sentita a concludere un lavoro iniziato con Michela? Più la gioia, la responsabilità, o che altro?
Ho voluto renderle onore e cercare di renderla fiera. Lei sapeva che non avrebbe portato a termine quel percorso e per questo ho cercato di mantenere tutta la complessità delle storie così come le avevamo concepite insieme. Sono storie complesse. Su tutte, per esempio, la storia di Ulrike Meinhof, studentessa militante che si trasforma nella fiera del terrorismo tedesco e combatte l’ingiustizia attraverso la violenza; è insieme madre e capo della banda, e decide di lasciare le sue gemelle di 7 anni per lanciarsi nella lotta armata. Eppure lei ama teneramente le sue figlie. Un messaggio difficilissimo da far capire, ma alla fine la letteratura ha questo grande pregio: può far comprendere e lasciar passare dei messaggi senza dare giudizi.

Si può raccontare senza condannare anche il gesto di Sylvia Plath, la poetessa che decide di infilare la testa nel forno mentre i suoi figli dormono nella stanza accanto: perché lei nella sua vita ha avuto parole che hanno fatto sentire meno sole tantissime. Stare bene è un lavoro. Fingere di stare bene è una truffa per il mondo. E Sylvia l’ha spiegato bene. Fingere di essere una figura perfetta è un peso impossibile. Nessuno può essere un’ombra o qualcosa che non è realmente: facendo così ingaggi una lotta conto te stessa. E soccombi.

Addentrarsi in queste donne così in frantumi è stata un’emozione. Poi – sempre parlando di maternità – ho messo insieme madri e non madri. Louisa May Alcott, l’ho raccontata come era: una vera femminista che vuole diventare ricca, nata da una famiglia instabile: un padre – filosofo pazzo che vuole aprire una comune nel Massachussets a fine Ottocento – che sciupa il denaro e una mamma inerme. E lei – che è famosa al mondo per Piccole Donne – aveva capito di essere lei a doversi occupare dei genitori, doveva essere madre e padre, e pagare il conto di una figlia che doveva essere perfetta. E probabilmente è rimasta imprigionata in questo ruolo, perché non ha voluto farsi una famiglia: in Piccole Donne una delle sorelle vuole usare il ferro da stiro per non crescere. Così è lei: vuole fermare l’adolescenza. Ed è diventata la scrittrice per ragazzi più famosa del mondo in un periodo in cui scrivevano soltanto gli uomini. In verità non avrebbe mai voluto – nei suoi libri – che ci fossero dei matrimoni. Ma gli editori lo chiedevano e ha dovuto farlo. Nel film Piccole donne di Greta Gerwig (la regista di Barbie) c’è finalmente il ricatto di Amy: quella che tutti credono il personaggio più superficiale e che alla fine sposa Laurie … perché non c’entra l’amore. “Sai bene anche tu – gli dice – che solo una questione economica”.

Come è nato Strega comanda colore?
Ci sono geneaolgie di donne che si accavallano una sull’altra. Sono onde, guerre, disgrazie.
Il romanzo è la storia di una giovane ragazza che si costruisce un alfabeto emotivo. E per questo viene da chiedersi: cosa passa dal sangue: benedizione e maledizione?
I genitori hanno subito la presenza ingombrante di una nonna perfida. Molti dei gesti e dei pensieri del romanzo sono come una sorta di esorcismo, per dirlo alla Vargas Llosa. Lì ci sono molte cose mie, della mia famiglia. Anche in questo caso la letteratura aiuta: ci si serve di essa per raccontare se stessi senza fare del male. La protagonista è avida di desideri forti, perché è cresciuta in una famiglia in cui si pensava sempre alla morte, e lei desidera fortemente la vita.

E ora, Chiara, parlano di diritti, a che punto siamo?
Margareth Arthwood, in particolare ne Il racconto dell’ancella, ci proietta in una visione distopica, in cui alle donne viene tolto tutto. Oggi quella distopia, così raccontata, sta diventando una realtà. Anche i diritti che dovrebbero essere scontati non lo sono.
La nostra “voce” scritta o parlata serve a continuare a dire che da questa distopia bisogna uscire.

***
Saranno anche altri gli ospiti a parlare di diritti: Moni Ovadia con Anna Foa (recente Premio Strega) e Loris De Filippi a ragionare sulla terribile situazione a Gaza; Patrizia Dall’Argine e l’Associazione La Linea d’Ombra sulla rotta balcanica e il passaggio da Trieste; Filippo Solibello con l’Associazione MEC per parlare del mondo digitale e la sua influenza soprattutto sui ragazzi; Mariangela Capossela con Piero Pieri e Alessandro Spanghero per il progetto delle lettere mai spedite dai manicomi “Corrispondenze immaginarie”; Massimo Cirri, Matteo Caccia con Andrea Sandra e Gianfranco Schiavone per parlare ancora di salute mentale, carceri e CPR; Ferdinando Cotugno e Sara Segantin – giovani e autorevolissime voci esperte in merito di clima e ambiente – a ragionare di giustizia climatica.

Ospite particolarmente sentito del Festival – per la rivoluzione storica che rappresenta è Marco Cavallo, testimone esemplare della lotta per i diritti negati.

Tra gli eventi fondanti del Festival è, ancora una volta, Onde per Giulio (sabato 26 luglio), la giornata di incontri e proposte artistiche dedicata a Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano al quale la manifestazione è dedicata dal 2016.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21

Articolo21
Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.