Andrea Fabozzi spiega perché il suo giornale, Il Manifesto, non ha aderito all’appello per entrare a Gaza in un articolo pubblicato dallo stesso quotidiano e che in parte riportiamo di seguito.
Diversi quotidiani pubblicano oggi il testo di un appello al governo italiano, chiedono che si adoperi per far entrare i giornalisti internazionali nella Striscia di Gaza.
Il manifesto non aderisce all’iniziativa, malgrado abbia partecipato alla riunione organizzata dall’Ordine dei giornalisti tra i direttori per preparare l’appello.
Spieghiamo ai lettori la nostra scelta.
Consideriamo l’appello tardivo – il che è un difetto ma superabile (meglio tardi che mai) – e lo consideriamo reticente, il che è un male insuperabile.
In quel testo si dice che a Gaza si sta consumando un’immane tragedia, chi e come la stia causando bombardando e affamando centinaia di migliaia di persone non è scritto.
Abbiamo proposto che, come minimo, le responsabilità del governo di Israele fossero chiaramente indicate. Ci è stato risposto che la condizione per avere l’adesione di tutti i giornali era non modificare la formulazione impersonale del testo. E che ragioni di tempo non consentivano di approfondire il confronto, come pure chiedevamo.
Questa fretta, che arriva dopo venti mesi di assedio ai civili, non è un argomento valido, tanto più che appelli del genere sono stati già proposti dai media internazionali a partire dal novembre 2023.
