La libertà della stampa non è un valore in sé, ma un elemento essenziale per garantire il benessere della società. Dove manca la libertà, non esiste autentica libertà. L’informazione indipendente è fondamentale per il controllo del potere, e chi detiene tale potere tende a proteggerlo e a non volerlo perdere. Le istituzioni democratiche hanno la responsabilità di limitare questo potere, sia nel tempo che nello spazio. Tuttavia, istituzioni come i tribunali, le procure, la corte costituzionale e le autorità locali possono essere svuotate della loro indipendenza e riempite da rappresentanti del partito al governo. Senza un sistema di controlli e bilanci, senza media forti e senza la possibilità di accedere a informazioni oggettive e a punti di vista diversi, la democrazia rischia di indebolirsi.
La libertà della stampa non si identifica completamente con la libertà individuale e sociale, ma è uno strumento cruciale per preservarla, se già esistente, o per ricostruirla. In assenza di libertà, senza elencare i diversi aspetti coinvolti, si instaura la dittatura. Esistono vari gradi di dittatura; non è la stessa cosa vivere in un regime dove le opinioni alternative sono represse rispetto a trovarsi in una situazione di semplice oppressione. Cadere da una dittatura morbida a una più aggressiva è un passo che può portare a una perdita rapida e drastica della democrazia. La democrazia somiglia a una pianta: non basta ammirarla, bisogna nutrirla affinché non appassisca.
Non è un caso che i partiti politici e i loro leader autocratici, dopo aver vinto le elezioni, inizino la loro attività occupando i media, trasformandoli da strumenti di informazione per il pubblico a veicoli di propaganda. Questo fenomeno è evidente nei paesi che hanno vissuto esperienze di “comunismo” – un termine che non descrive adeguatamente i sistemi del passato nell’Europa orientale – e in particolare in Ungheria. Inoltre, questa dinamica ha trovato terreno fertile ovunque, come dimostrato anche in Italia. La libertà della stampa, quindi, non è solo una questione di diritto, ma una condizione imprescindibile per la salute della democrazia e per la protezione dei diritti fondamentali dei cittadini.
Andràs Aratò, ospite all’ultima edizione di “Imbavagliati – Festival Internazionale di Giornalismo Civile”, è il direttore e proprietario di KlubRadio, l’ultima radio indipendente ungherese, silenziata dal primo ministro Viktor Orban. Il giornalista alla chiusura forzata della sua emittente, ha continuato a trasmettere online, inaugurando la programmazione web con l’Inno alla Gioia, autentico atto di resistenza
