Mediterranea Saving Humans torna in mare, con una nuova nave, e con l’intento di continuare a salvare vite. Tutto questo a poche ore dal rinvio a giudizio per favoreggiamento dell’immigrazione illegale del comandante della Mare Jonio, Pietro Marrone, Alessandra Metz, legale rappresentante della Idra Social Shipping, società armatrice della nave, Giuseppe Caccia vicepresidente del Cda della Idra e capo spedizione, Luca Casarini, fondatore di Mediterranea Saving Humans, oltre ai tre componenti dell’equipaggio, il medico Agnese Colpani, il soccorritore Fabrizio Gatti e il tecnico a bordo, Geogios Apostolopoulos.
“A questo tentativo di criminalizzare la solidarietà, rispondiamo con i fatti. – dice l’organizzazione – Questa nuova nave continuerà a soccorrere chi chiede aiuto in mare. È la risposta più forte e concreta che possiamo dare a chi, nel governo italiano e nelle istituzioni europee, lavora con accanimento per impedire che le vite delle persone migranti vengano salvate. Noi facciamo parte della Flotta civile di soccorso”. Quello a carico degli uomini e delle donne della Mare Jonio è una reazione non isterica all’accertamento della verità, non si scagliano contro i giudici ma annunciano che dimostreranno dentro il processo, durante il dibattimento, che la loro è stata un’operazione umanitaria e non il reato contestato. Si tratta, ad ogni modo, del primo processo per il soccorso di migranti in mare a carico di esponenti di una ong. I fatti che hanno dato vita al procedimento risalgono al settembre del 2020, quando la Mare Jonio soccorse persone salvate il mese prima dalla portacontainer danese Maersk Etienne, cui per più di un mese era stato negato il permesso di sbarco in diversi paesi.
(Nella foto Luca Casarini)
