Francesca Albanese, giurista e accademica italiana, è stata oggi riconfermata nella sua posizione di Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per la Palestina fino al 2028 dal Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU. Davvero una bella notizia, una forma di resistenza al potere mondiale dominante antidemocratico e bellicista, di cui Nethanyau è uno dei principali esponenti. Anzi, una notizia meravigliosa, che segna una vittoria non solo per lei, ma per chiunque creda ancora nella giustizia, nei diritti umani e nella verità.
Le pressioni politiche per la sua rimozione, arrivate da Israele, dagli Stati Uniti e dalle loro potenti lobby internazionali, sono state durissime. Eppure, Francesca ha resistito. E con lei ha resistito anche l’integrità di una funzione che dovrebbe stare sopra le logiche geopolitiche e le pressioni delle potenze. È la conferma che chi lotta per la verità, per la dignità dei popoli oppressi e per la giustizia può ancora vincere, anche contro le forze che quotidianamente calpestano il diritto internazionale e i diritti umani.
Come Susan Crawford eletta governatrice del Winsconsin nonostante i soldi di Musk spesi contro di lei, Francesca Albanese conferma che esistono ancora anticorpi in grado di opporsi e resistere alla cancellazione del diritto internazionale e al dominio della forza e che si deve alzare la voce in nome della democrazia e del rispetto dei diritti e dell’umanità.
Francesca Albanese dovrebbe essere celebrata come un orgoglio nazionale, un esempio di coraggio civile e intellettuale. E invece, silenzio. Un silenzio assordante che speriamo sia rotto in queste ore, ma che noi di Articolo 21 comunque rompiamo subito festeggiando una donna italiana che rende onore al suo paese e alla verità.
