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Sul finire dello scorso millennio nella Sicilia meno controllata si abusava del criterio della “Somma urgenza”. Esempio: Una frana blocca una strada, bisogna provvedere con “Somma urgenza”. Difatti in pochi giorni si provvede: a nominare un responsabile, a trovare l’impresa, ad eseguire i avori di sbancamento, a conferire in discarica e a ripulire perfettamente la strada della frana. Il tutto con la relativa documentazione ufficiale. Peccato che, non raramente, la frana non era mai accaduta.
Durante l’epopea Covid si è agito sempre mediante “Somma urgenza”. La Von der Lyne sottoscrisse contratti capestro per ottenere i c.d. vaccini che poi furono obbligatori. La signora fu inquisita, non si sa con quale esito, ma certamente l’indagine non bloccò la sua rielezione alla carica europea, forse la favorì. Come sempre, la storia si ripete, sotto la spinta della paura, indotta.
Adesso la “Somma urgenza” viene invocata per il riarmo dell’Europa. I politici sono d’accordo, tutti, soprattutto quei tanti, tra loro, che hanno rapporti diretti con le fabbriche di armi. Ammesso che questi acquisti (800 mld) siano necessari, ma non urgenti, bisognerebbe, prima, stabilire quali ruoli e competenze debba avere l’Europa sul fronte militare. O almeno quali armi debba comprare chi e perché. Come (e chi) riempire il “carrello della spesa” militare, al super mercato della morte.
E’ risaputo che il massimo delle tangenti si prende per le dotazioni di armi, in quanto non si tratta assolutamente di un “libero mercato”. Siamo sicuri dell’esito finale della vicenda degli armamenti europei: un’altra inchiesta per corruzione. Magari qualcuno andrà dietro le sbarre. Finalmente.