Giornalismo sotto attacco in Italia

Partita a tre per la liberazione di Cecilia Sala

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Ancora una volta chi racconta ciò che ha visto e non per sentito dire paga un prezzo salato.

Cecilia Sala stava raccontando nel suo podcast Stories vicende di vita in Iran, provvista di regolare visto di lavoro giornalistico, valido una settimana.

E’ proprio il caso di Cecilia Sala? Sequestrata più che arrestata dieci giorni fa a Teheran, senza una vera accusa, incarcerata in isolamento a Evin, il penitenziario dove vengono reclusi gli oppositori politici e i dissidenti del regime e non solo.

Nulla di nuovo per chi fa informazione, purtroppo questo è ciò che accadere in tutti i paesi dittatoriali.

Ma questa volta il fatto potrebbe essere più grave del solito perché l’arresto di Cecilia coincide con quello avvenuto in Italia, su mandato americano che ne richiede anche l’estradizione, dell’imprenditore svizzero-iraniano Najafabadi accusato di aver fornito illegalmente componenti elettronici per i droni ai pasdaran iraniani usati per attacchi contro soldati americani in Giordania, per questo negli Stati Uniti l’imprenditore sarebbe ritenuto responsabile dell’omicidio di tre militari americani.

Speriamo che la coincidenza sia casuale, ma come si stanno muovendo Intelligence e Farnesina, l’aver tenuto nascosta la notizia, fa nascere numerosi dubbi, il primo l’arresto della giornalista italiana è stato effettuato da un commando di pasdaran, gli stessi che combattono gli americani in Giordania.

La partita per la sua liberazione viene giocata non solo da Iran e Italia ma anche dagli Stati Uniti, e questo complica la vicenda. Un passo avanti è stato fatto con l’autorizzazione all’ambasciatrice italiana di fare visita alla giornalista, che l’ha trovata provata psicologicamente ma in salute, e le due telefonate che la stessa Sala ha potuto fare ai genitori e al fidanzato.

Cosa fare in questo caso? Come si dovrebbero comportare i media? La Farnesina, che ieri ha diffuso la notizia dell’arresto, chiede la massima riservatezza perché Sala, oltre a lavorare per il Foglio e Chora Media, direttore Mario Calabresi, è molto seguita sui social, che alla notizia dell’’arresto si sono scatenati con l’hashtag #FreeCecilia.

La luce sulla vicenda, con tutte le precauzioni del caso, deve rimanere accesa, così come altri fatti analoghi che sono andati a buon fine, hanno dimostrato.

E’ quello che Articolo 21 farà.


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