Novità, scienziati e regioni smentiscono le vergognose bugie del governo

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Lo sapete che nella maggior parte degli ospedali pubblici non ci sono i soldi per cambiare i pannoloni ai malati se non sono passate 24 ore? Lo sapete che se hai una diagnosi di sospetto tumore e hai bisogno di una Tac o di una Pet devi aspettare 6-8 mesi per un appuntamento? Lo sapete che ci sono 100.000 posti letto in meno rispetto a quanti ne servono? Lo sapete che dopo la maggior parte degli interventi vi rimandano a casa in 48 ore con ferite aperte e flebo da fare senza darvi uno straccio di assistenza domiciliare?

Forse lo sappiamo anche noi giornalisti. Ma ora a dirlo e a dimostrarlo sono i maggiori scienziati e medici italiani in un appello-denuncia al governo che sbugiarda quanto è stato deciso e affermato sul finanziamento della sanità pubblica.

«Dal 1978, data della sua fondazione, al 2019 – ricordano gli scienziati – il Ssn in Italia ha contribuito a produrre il più marcato incremento dell’aspettativa di vita (da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito». Ma oggi di questa crescita non c’è più traccia e «questo accade perché i costi dell’evoluzione tecnologica, i radicali mutamenti epidemiologici e demografici e le difficoltà della finanza pubblica hanno reso fortemente sottofinanziato il Ssn, al quale nel 2025 sarà destinato il 6,2% del Pil (meno di vent’anni fa). Il pubblico garantisce ancora a tutti una quota di attività, mentre per il resto (visite specialistiche, diagnostica, piccola chirurgia) il pubblico arretra, e i cittadini sono costretti a rinviare gli interventi o indotti a ricorrere al privato».

No, il Covid c’entra ma la realtà è un’altra. Il governo toglie alla sanità pubblica almeno 3 miliardi, non rispetta i livelli di prestazione garantiti e blocca l’edilizia sanitaria e non pago di questo scempio continua a strizzare l’occhio ai no vax che hanno – non ho problemi a dirlo – la responsabilità di molte morti e di molti ammalati. Ora sono le regioni attraverso la loro conferenza nazionale, presieduta da un leghista, Massimiliano Fedriga, a dire chiaro e tondo al governo che sono pronti ad andare davanti ala corte costituzionale per salvare la sanità pubblica.

Abrogazione del titolo 1 comma 13 del dl Pnrr che taglia 1,2 miliardi alle Regioni relativi prevalentemente a opere per la sicurezza sismica delle strutture ospedaliere, o un impegno formale per la reintegrazione dei fondi. Altrimenti si va dritti davanti alla Corte Costituzionale.

E la presidente del consiglio? Zitta. Il ministro della salute? Muto. Una vergogna sulla pelle degli italiani, che se ne renderanno conto strada facendo, giorno dopo giorno.

Il SSN è in affanno da tempo, ma il colpo di grazia lo sta assestando l’analfabetismo ideologico del governo di estrema destra che non nasconde la volontà di favorire la sanità privata a scapito di quella pubblica. Questo progetto è anticostituzionale e deve essere respinto con fermezza da tutte le forze politiche e sociali, dalle associazioni e dal volontariato, che hanno a cuore la salute e il benessere di tutti i cittadini, specialmente di quelli meno abbienti. Ancora una volta il governo Meloni contro la Costituzione. Ancora una volta a favore dei ricchi contro i poveri. Ancora una volta in coda rispetto ai paesi forti dell’Europa che 40 anni fa ci copiavano i servizio sanitario nazionale.

E smettiamo di non replicare al governo quando dice che tutti i governi precedenti sono responsabili dei tagli alla sanità: il grande taglio è stato quello di Tremonti del 2010, governo Berlusconi, che poi non è stato recuperato.


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