Turchia, giornalista arrestato per un’inchiesta su magistrati accusati di corruzione

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Furkan Karabay, redattore del sito indipendente di notizie Gerçek Gündem (The Real Agenda), il 28 dicembre è stato arrestato semplicemente per aver fatto il suo mestiere di cronista. Preso in custodia dalla polizia di Istanbul dopo la pubblicazione di un articolo sul processo ad alcuni esponenti della magistratura accusati di corruzione, rischia fino a cinque anni di carcere.
Le Federazioni europee e internazionali dei giornalisti (EFJ-IFJ) hanno chiesto il suo rilascio immediato e sollecitano le autorità a ritirare tutte le accuse contro di lui.
Karabay è comparso 24 ore dopo l’arresto davanti a un giudice del tribunale Çağlayan dove è stato accompagnato in manette dagli agenti di polizia che lo avevano trascinato via dalla sua abitazione nelle prime ore del 28 dicembre. Dopo aver trascorso la notte alla stazione di polizia, il giornalista è stato rilasciato in attesa del processo.
La sua detenzione segue un’inchiesta pubblicata il 27 dicembre su un caso di corruzione a carico di alcuni magistrati. Anche se l’articolo si basava su verbali del tribunale disponibili al pubblico, Karaba è stato arrestato con l’accusa di “diffamazione contro coloro che erano incaricati di combattere il terrorismo” e “calunnia”.

“L’arresto e le accuse nei confronti del nostro collega pura intimidazione”, ha dichiarato il segretario generale dell’EFJ Ricardo GUtiérrez. “Chiediamo alle autorità di lasciare che i giornalisti facciano il loro lavoro, specialmente quando si tratta di esporre la corruzione che coinvolge i funzionari”.

Come abbiamo più volte raccontato noi di Articolo 21, e come denuncia da anni Amnesty International, i media indipendenti in Turchia sono costantemente sotto attacco ma seppur  gravemente feriti non sono ancora morti. Per questo serve l’impegno di tutte le organizzazioni di categoria e  di quelle che difendono i diritti umani affinché si faccia pressione sul governo turco per chiedere che la repressione finisca. I giornalisti e gli altri operatori dei media devono essere liberati da estese e punitive carcerazioni preventive. Devono poter fare il loro lavoro, perché il giornalismo non è un crimine.

Con oltre 120 giornalisti e altri operatori dei media in prigione, varie migliaia di disoccupati per la chiusura di oltre 160 aziende del settore, la Turchia si guadagna ancora una volta il primato di paese con il livello di erosione della libertà di stampa più alto.


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