Udienza cruciale per il delitto Attanasio, il processo rischia l’archiviazione

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Un’udienza cruciale quella di oggi al Tribunale di Roma: dove il Giup deciderà sul futuro del processo per l’uccisione del carabiniere originario della provincia di Latina, Vittorio Iacovacci, e dell’ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo, Luca Attanasio, al quale faceva da scorta.
Per l’agguato del 22 frebbraio del 2021  sulla Strada Nazionale 2 nella provincia congolese del Nord Kivu, in cui fu uccisione anche l’autista Mustapha Milambo, sono indagati  due dipendenti del World food programme, Rocco Leone e Mansour Rwagaza, la cui posizione ė stata stralciata dal troncone principale del procedimento.
La Gup dovrà dunque esprimersi solo su Leone, accusato come il collega dell’omicidio colposo e di omesse cautele.
Da fonti ministeriali filtrano gli elementi che dovrebbero costituire la  base giuridica della testimonianza del capo servizio per gli affari giuridici, del contenzioso diplomatico e dei trattati del Ministero degli Esteri, il ministro plenipotenziario Stefano Zanini, convocato come teste nell’udienza del 21 dicembre a piazzale Clodio.
Il “portavoce” della Farnesina dovrà riferire in aula su due questioni: sulle modalità di  comunicazione dei nominativi dei funzionari del Wfp beneficiari dell’immunità e su eventuali precedenti relativi al tema di “risoluzione delle controversie fra lo Stato italiano e l’Onu”.
Da quanto appreso da L’Espresso, la Farnesina oltre a illustrare le modalità di comunicazione degli elenchi dei funzionari coperti da immunità, che in base agli accordi andrebbero aggiornati ogni anno dall’agenzia Onu e invece di fatto erano gli stessi da anni, dovrebbe anche “spiegare” che pur essendo venute meno tali ottemperanze da parte del Wfp esiste una consuetudine, a differenza degli atti scritti, basata sulla tradizione che prevale come “fonte del diritto non scritta”.
In poche parole si vuol rivendicare il principio dell’abitudine a seguire un certo comportamento che assume i tratti del “giuridicamente obbligatorio”.
«Nel nostro ordinamento giuridico la consuetudine generalmente ha efficacia solo se espressamente richiamata dalle leggi, dai regolamenti o dagli usi» spiega un consulente del Tribunale di Roma sull’argomento evidenziando come esistano «delle norme che non sono scritte in alcun documento né tanto meno richiamate, ma tuttavia sono seguite in modo costante. Tradizionalmente viene distinta in:
“consuetudine secundum legem”, quando è richiamata dalle leggi scritte, e in “consuetudine praeter legem”, quando regola materie non disciplinate da fonti scritte».
Insomma, una “scappatoia” che potrebbe determinare una pronuncia del gup a favore della richiesta di immunità avanzata dal difensore di Leone e contestata dall’accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco e della sostituta Gianfederica Dito.
«Non c’è mai stato da parte del Governo italiano nessun tentativo verso le Nazioni Unite di chiedere di rinunciare all’immunità per i funzionari a processo» è l’amara constatazione dell’ingegnere Salvatore Attanasio, padre dell’ambasciatore «Per non parlare dell’atteggiamento incomprensibile a fronte della decisione di costituirsi parte civile nel processo sulla strage di migranti a Cutro del 26 febbraioscorso. Perché due pesi e due misure? Per la morte di un ambasciatore d’Italia e di un carabiniere, il Governo non sente il dovere di costituirsi parte civile?». Una domanda che acquisisce un peso maggiore considerato che per il procedimento sulla morte di Giulio Regeni la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha presentato la richiesta, che è stata accolta lo scorso 4 dicembre, di essere nel processo.
«Ad oggi non sappiamo il perché, nonostante abbia espressamente chiesto chiarimenti. L’unica certezza è che il governo dimostra di essere subalterno e vassallo di poteri più forti” l’atto d’accusa di un genitore che non ha mai smesso di chiedere verità e giustizia per un figlio ucciso «mentre era impegnato nell’adempimento del suo dovere come rappresentante dello Stato italiano».
A pensarla allo stesso modo sono i familiari del carabiniere che, insieme al diplomatico e all’autista del World food programme Mustapha Milambo, fu brutalmente assassinato nell’agguato del 22 febbraio del 2021.
«Lo Stato ha il dovere di difendere i suoi cittadini, invece in questo caso se ne è lavato le mani» sottolinea Dario Iacovacci, fratello di Vittorio che, secondo fonti parlamentari, a margine di una commemorazione pubblica si è sentito dire da esponenti di spicco della maggioranza, come l’onorevole Maurizio Gasparri, che “i due funzionari del Wfp non devono essere accusati perché non hanno colpa”, mentre per Tajani “bisogna pensare anche a tutti gli altri 1200/1300 italiani che sono in giro nel mondo e hanno l’immunità”.
Per concludere, ricordiamo che la scorsa primavera per l’agguato che costò la vita ad Attanasio, Iacovacci e Milambo erano stati condannati all’ergastolo sei imputati (di cui uno tuttora latitante) quali esecutori materiali dell’assalto.
In quel processo, il ministero degli Esteri italiano si era costituito parte civile e resta tale anche nel procedimento di Appello ripreso a Kinshasa il primo dicembre.

Antonella Napoli


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