“Ecce Homo”, scritto e diretto da Antonio Ciravolo.

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Teatro Donnafugata, Ragusa Ibla.

Con Giovanni Arezzo.

Produzione Nudalava, 2023.

Un testo nuovo ma antico, profetico, senza tempo, ma calato nel presente. E’ questo “Ecce homo” di Antonio Ciravolo, autore e regista di un monologo in cui la straordinaria maestria interpretativa di Giovanni Arezzo incarna il volto tormentato di un Gesù tornato sulla Terra per ordine del Padre, “giusto per dare un’occhiata a come vanno le cose”. Una motivazione che non è certo casuale… GesùAldo, questo il suo nuovo nome, umano e divino insieme, è un Cristo allo sbando, incapace di mettere ordine e armonia tra il suo stato originario e quello (ri)acquisito. Sceso tra gli uomini, GesùAldo viene travolto dalla bellezza dei sentimenti e delle emozioni di chi aveva perso il punto di vista umano da duemila anni. Si innamora di chi lo ama, di Monica. La bellezza di un solo amore, di una donna che ha scelto solo lui, l’uomo e non più il Gesù amato, forse persino facilmente, da milioni di credenti.

E’ un palestinese sbarcato sulle nostre coste GesùAldo, subito schedato ed inquadrato da chi è troppo impegnato ad identificare il “diverso” per potersene occupare amorevolmente. Monica non lo accoglie, lo raccoglie, perchè il nostro simile per Ciravolo deve essere preso da terra ed aiutato a rialzarsi quando cade, quando ha bisogno di essere sostenuto, perchè in questo si sostanzia l’essere uomini prima che credenti. Un concetto che GesùAldo ribadirà, riconoscendo nel primato dell’Amore la vera sostanza dell’Umano, al di là di ogni credo religioso. Il dialogo con il Padre è incessante, ma quel fascio di luce silenzioso (come non pensare all’inquietante silenzio di Dio del grande Ingmar Bergman) sembra assentire alle invocazioni del Figlio, talvolta preda di mille incertezze ma incapace di rinunciare a quel nuovo punto di vista così esaltante e vitale. GesùAldo evoca persino Freud, l’uccisione simbolica del padre, necessaria per diventare padri a sua volta, uscendo dalla condizione di figlio, naturalmente soccombente se non superata. La soluzione che l’autore ci offre è però quella del perdono, non uccidere il padre ma perdonarlo, perchè si è tutti vittime e carnefici insieme.

GesùAldo avrà un figlio con Monica attraverso la fecondazione artificiale perchè la Vita non ha limite dogmatico di alcun tipo, vivrà la perdita della donna che tanto amava e lo amava, ricorderà la madre e il padre, Maria e Giuseppe, in uno struggente e necessario esercizio della memoria. Ciravolo mette in scena, senza alcuna remora e con un ritmo incessante insieme mentale ed emotivo, un monologo attraversato da rimandi musicali i più diversi, ognuno ispiratore di emozioni particolari, da Iggy pop ad Ambra, da I Ricchi e Poveri ad Adriano Celentano, la cui stupenda “Pregherò” fa da contrappunto musicale allo splendido finale in cui GesùAldo guarda la platea come a voler trovare una soluzione ai mille affanni della sua nuova condizione umana. Egli, novello Buster Keaton, perplesso davanti all’insondabiltà della realtà. Meritati gli interminabili applausi finali al protagonista Giovanni Arezzo, capace di cambiare incessantemente registro interpretativo, così come richiesto da un’opera insieme poetica e complessa, attraverso un coinvolgimento personale al testo che va oltre la seppur magistrale interpretazione.


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