La Russa spina della Meloni

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La Russa e Meloni si conoscono da molto tempo. Tutti e due militano e hanno militato a destra: prima nel Msi, poi in An, quindi in Fratelli d’Italia, partito post fascista. C’è da sempre tra loro una forte intesa politica. Anzi fortissima. Non a caso hanno fondato insieme, nel dicembre 2012, Fratelli d’Italia. A loro, oltre 10 anni fa, si aggiunse il centrista Guido Crosetto come socio fondatore della nuova forza politica.

Ignazio La Russa, 75 anni, è stato il fratello maggiore di Giorgia Meloni, 46 anni. Da decenni ricopre ruoli chiave. Fu un “colonnello” prima del Msi finiano e poi di An fondata da Gianfranco Fini con una forte identità di destra democratica. Fu anche un uomo chiave del Pdl berlusconiano, nato dalla fusione di Forza Italia con An. Ha scalato tanti incarichi istituzionali: ministro della Difesa, vice presidente della Camera, vice presidente del Senato. Quindi è divenuto presidente del Senato sulle ali del trionfo elettorale di Fratelli d’Italia e del centro-destra nelle politiche del 2022.

La Russa e Meloni sembrava una coppia inossidabile e vincente. Ma il presidente del Senato ha un carattere irruento e focoso che alle volte lo mette nei guai.  Mette nei guai se stesso e la presidente del Consiglio. Ha collezionato due errori clamorosi in soli tre mesi.  E si è beccato due severe strigliate da Meloni. Ad aprile ha criticato i partigiani autori dell’attentato di via Rasella perché uccisero uomini di «una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS». Invece si trattava di un reparto di polizia militare alle dipendenze delle SS. Scoppia un putiferio politico così subito rettifica le sue dichiarazioni incompatibili con la sua carica di presidente del Senato della Repubblica Italiana nata dalla lotta al nazi-fascismo. La presidente del Consiglio e presidente di Fratelli d’Italia non gli fa sconti: «E’ stata una sgrammaticatura istituzionale».

Tuttavia La Russa a luglio ha fatto il bis. In modo deciso ha difeso il giovane figlio Leonardo Apache indagato per violenza sessuale ai danni di una ragazza, facendo prevalere il suo amore di padre sui suoi compiti di garanzia istituzionale. Non a caso ha subito rettificato le sue dichiarazioni assicurando la sua piena fiducia nella magistratura. Anche in questo caso c’è una strigliata cortese ma dura di Giorgia Meloni: «…non sarei intervenuta nel merito della vicenda…Tendo a sodalizzare per natura con una ragazza che denuncia e non mi pongo il problema dei tempi».

Stop, almeno per ora, alle scintille tra La Russa e Meloni. La presidente del Consiglio ha già tanti problemi da affrontare: l’inflazione che taglia stipendi e pensioni, l’enorme debito pubblico da finanziare, gli attriti con la commissione europea su vari fronti (attuazione del Pnrr, riforma del Patto di stabilità per l’euro, la mancata approvazione del Mes),  i costi economici e politici del sostegno all’Ucraina aggredita dalla Russia, gli attacchi delle opposizioni. In più la ministra Santanché e il sottosegretario Delmastro (entrambi eletti nelle liste di Fratelli d’Italia) sono alle prese con seri guai giudiziari.

La situazione diventa ogni giorno più difficile per il governo di destra-centro. All’inizio si pensava che i pericoli per il ministero Meloni potessero giungere dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti invece le insidie maggiori arrivano dalla stessa maggioranza e, in particolare, dall’interno di Fratelli d’Italia. Le “scivolate” di La Russa sono mine da disinnescare. Il presidente del Senato si sta rivelando una spina nel fianco per Giorgia Meloni.


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