La rozzezza di chi chiama i diritti ideologiche utopie e occupa militarmente i media

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Ogni giorno, ogni ora che passa, il governo di estrema destra dominato da Fratelli d’Italia erode spazi di democrazia al nostro paese. Ogni ora. Niente è lasciato al caso, conferma che l’occupazione fasciosovranista del potere in Italia fa parte integrante di un disegno internazionale antieuropeo e antilibertario, diciamo conservatore della peggiore specie, La debolezza delle opposizioni, l’innata pigrizia italiana che porta i più ad auto asservirsi al potere di turno, ma soprattutto l’occupazione militare di ogni forma di comunicazione stanno rendendo tutto facile alla destra il gioco. E nelle prossime settimane sarà sempre peggio, soprattutto se i mondi della comunicazione non avvieranno una campagna forte di opposizione con iniziative oserei dire quotidiane per fermare l’occupazione che metaforicamente si può chiamare militare.

Per la prima volta ho sentito un autorevole giornalista come Sergio Rizzo alzare la voce in televisione per dire che questa occupazione della Rai non ha precedenti nelle passate lottizzazioni che purtroppo ogni governo ha fatto. Ed è così. Non ci sono precedenti di avere un regime monocolore sulle testate e su quasi tutte le strutture di produzione di contenuti ma ancora di più sui conduttori, autori e realizzatori di ogni tipo di trasmissione, intrattenimento incluso.
E in queste ore si apre un ennesimo scenario: formalmente ai primi di luglio sono stati varati palinsesti in cui una briciola di pensiero alternativo era possibile trovarlo, a fatica, sugli avanzi di Rai 3. In tre settimane si ribalta la situazione: si prende per pretesto la volgarità di Facci (che c’entra?) e le posizioni stranote di Saviano su Salvini (ci sono processi in corso da anni) per bloccare la messa in onda di quattro puntate sulle rivelazioni dei pentiti di mafia, già prodotte, registrate pagate. Con i soldi del canone pagato anche da chi non vota a destra e da chi non vota affatto. Danno erariale puro. Ma intanto si blocca Saviano, che nel palinsesto c’era. Poi arriva il ministro Urso che, alla replica estiva di una puntata di Report, spara a palle incatenate le sue querele alla trasmissione e al conduttore Ranucci. Sono previsti in palinsesto ma questa strategia punta in modo lampante a riaprire anche questa partita. Urso è il ministro del contratto di servizio, quello che ha fatto togliere la citazione del giornalismo di inchiesta fra i compiti della Rai. Alla radio naturalmente non si elaborano strategie, quindi non si telefona neppure ai conduttori di “Forrest” ma si sostituisce quello spazio con un ex presidente della Rai, ultrasovranista, tale Marcello Foa di cui in azienda ricordano poco e quel poco male. Intanto Giorgia Meloni e i partiti di destra occupano già oggi il 70% dello spazio nei telegiornali Rai, un dato che farà rivoltare nella tomba i leader della DC dei primi decenni di vita della televisione, che avevano poco più del 50% di presenze pur avendo elettoralmente davvero in mano il paese. Nella storia della Rai mai accaduto niente di simile, lottizzazione senza dubbio, ma spazio per tutti. Neanche durante i governi Berlusconi, nonostante gli editti bulgari e i cambi dei direttori, si era mai arrivati a tanto. Se lo dice anche Carlo Rossella, testimone diretto, ci si può credere. Noi di Articolo 21 lo scriviamo da settimane documentandolo con i dati.
Giorgia Meloni dice che la destra continuerà a vincere in Europa perché la gente non è interessata alle ideologiche utopie. Se le utopie sono i diritti, da quello alla libera informazione, a quello della libertà di scelta sul proprio corpo e sulla propria sessualità, scoprirà di essersi sbagliata. A patto, però, che gli italiani, che a volte sembrano anestetizzati, rassegnati, smarriti, ritrovino uno spirito di ribellione, di difesa delle loro prerogative, di protesta, di resistenza civile. La nostra categoria non è tutta acquiescente ed anzi in buona parte mantiene il suo antico ruolo di “cale da guardia”, ma la popolazione italiana non lo sa e lo saprà sempre meno, perché si informa dalla TV e dai social, dove i dominio degli odiatori di destra è spaventoso. Adesso stanno occupando con la stessa violenza anche il mondo del cinema, ridestando (per fortuna) anche Nanni Moretti.
Se non riusciamo ad organizzare una iniziativa nostra, chiediamo uno spazio, una parte di piattaforma ai sindacati che, subito dopo l’estate, lo sciopero generale lo faranno. Il regime sta avanzando molto velocemente e con molta violenza, ancora non fisica, ma il ricordo di Genova 2001 ce lo abbiamo. E questo governo è più violento di quello.


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