L’impossibile sfida dei sentimenti. “Gli spiriti dell’isola”, di Martin McDonagh, Usa, G.B., Irl, 2022

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Al di là delle tante imperfezioni, peraltro caratteristiche del drammaturgo McDonagh cineasta, il film si rivela imperdibile nella sua motivazione di fondo. Ben lontano dall’essere una commedia (non so chi mai abbia potuto affermare una fandonia del genere), con un solo geniale accenno beckettiano da parte di Brendan Gleeson-Colm, peraltro al momento giusto, l’opera dell’autore di origini irlandese offre il meglio nel disegnare l’impossibilità della cancellazione dei sentimenti, anche quando questa ha una sua logica e, soprattutto, necessità.

Colm e Pàdraic, Colin Farrel, sono due uomini semplici. Il primo ha ambizioni artistiche in ambito musicale, che lo spettatore coglie immediatamente come impossibili. Lui, però ci crede. E’ su quello che vuole concentrarsi, e la stretta amicizia con Pàdraic , fatta di lunghe chiacchierate e bevute, egli pensa possa danneggiarlo. Decide così di romperla. A Pàdraic questa scelta non può pace, non riesce a capire le motivazioni dell’amico. Per questo insiste nel chiedere spiegazioni a Colm. Questi, sempre più infastidito dalla sua presenza, decide di tagliarsi le dita ogni qualvolta Pàdraic, informato di questa tragica scelta, lo disturberà. E così farà, fino ad essere impossibilitato a suonare il suo violino ed a comporre.

E’ dunque, ormai per Colm una questione di principio il voler vivere la sua vita secondo le proprie scelte e volontà, fino a distruggere anche la motivazione per cui cercava di liberarsi della presenza costante dell’amico Pàdraic. Non ci sarà mai una resa da parte di Colm, fino alla fine. La sua è una scelta lucida ed esplicita, ma poi anche silenziosa, perfino rispettosa, vissuta nella consapevolezza dell’offesa della grandezza del sentimento amicale, che andrebbe però, se non allontanato, a pregiudicare l’altro suo sentimento, altrettanto forte, e adesso più cogente, quello per la composizione, per l’arte. Dunque, un dissidio tanto umano quanto (dis)umano, proprio perchè le due opposte passioni, l’amicizia e l’arte, abbisognano di essere coltivate entrambe e una volta in contrasto tra di loro porteranno dolore e sofferenze fisiche e morali ai due amici “contendenti”.

Tutto viene vissuto lucidamente da Colm, come in una partita a scacchi da cui è impossibile uscire. L’essere umano è anche questo, afferma McDonagh, qui sta la sua grandezza e il suo limite. E quel non finale, immerso nella natura, silenziosa e indifferente, presenza costante di tutto il film, suggella la non risposta ad un sentimento umano impossibile da definire, eppure reale e vissuto fino al suo inevitabile e definitivo epilogo.


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