La notte dei bambini, M. Lippolis. Ancora una volta la salvezza è affidata ai bambini

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In questa estate di caldo torrido, di fiumi inariditi, di grandine e pioggia improvvise che dilavano i terreni arsi provocando frane, di ghiacciai che si staccano e precipitano a valle, di epidemia attenuata ma persistente il libro di Maristella Lippolis “La notte dei bambini” , Vallecchi 2022, ci immerge in modo suggestivo in una realtà distopica, che potrebbe essere uno degli esiti verso i quali stiamo precipitando con lo stesso impotente e attonito stupore con cui spesso gli umani sono colti dalla morte. La situazione internazionale è accennata ed è quella della crisi climatica, delle epidemie diffuse, della scarsità di acqua e di cibo che causano grandi migrazioni dai vari Sud del mondo, dei metodi subdoli e violenti per controllarle, di guerre regionali, alimentate dalle industrie della guerra, per il controllo delle risorse. Ma poi tutta la vicenda è narrata come se l’autrice puntasse un potente zoom su una città, Tauersiti, la città delle torri per raccontarci a cosa hanno portato in quel microcosmo le situazioni generali del pianeta.

Tauersiti era stata Roma e la sua storia la apprendiamo a frammenti dai vari personaggi e dagli appunti del GeneraleValoroso, ormai anziano e fuori dai giochi di potere, ma che ha avuto un ruolo importante nella storia della trasformazione della città: “Quando è stato l’inizio della fine? Non posso dire con precisione quando tutto sia iniziato … E’ stato piuttosto un lento scivolare dentro una realtà nuova, una valanga che precipita a valle e via via si carica di un’ energia che la rende inarrestabile. Mi riesce difficile anche perché io insieme a molti altri ero parte di quella slavina e rotolavo insieme a lei.” Guerre regionali hanno diviso anche l’Italia e la stessa Tauersiti è ormai isolata, immersa in una luce plumbea perché a causa dell’inquinamento non si riescono a vedere il cielo e la luce del sole; la siccità ha prosciugato il Tevere e il suo letto è diventato una strada che attraversa la Spianata, quello che era il centro storico della città. Ormai è un cumulo di macerie da cui affiorano rari resti del passato che nessuno o pochi sono in grado di riconoscere. Pochi del resto sanno ancora leggere e scrivere, pian piano tutto ha smesso di funzionare e anche la tecnologia si è perduta, la città è quasi del tutto isolata.

Quando iniziò il degrado chi aveva i mezzi scelse di abbandonare la città con convogli volanti organizzati da paesi amici, altri con mezzi di fortuna, altri senza mezzi forse persero la vita poco fuori la città. Per un po’ questo esodo sembrò alleggerire i problemi di sopravvivenza dovuti alla pressione demografica sulla città verso la quale c’era stata da anni una forte immigrazione, i Nuovi, come venivano chiamati, poi di nuovo la situazione si fece critica. Fu allora che qualcuno della Cerchia dei Potenti, il potere oligarchico che aveva sgretolato le forme democratiche creando di fatto una dittatura, ebbe l’idea di costruire con le ultime risorse una città nuova, la città delle torri che dovevano svettare oltre la cappa dei gas verso l’aria pulita. Il progetto dovette essere ridimensionato e non dette gli esiti sperati, ma di fatto nelle torri che si riuscirono a costruire “ si radunarono tutte le funzioni necessarie alla vita di un gruppo di qualche migliaio di persone, insieme ai Laboratori per gli esperimenti, la manutenzione delle Reti e delle altre tecnologie, le serre, le fabbriche alimentari, le funzioni del Potere, le abitazioni di chi era stato prescelto per il funzionamento della grande macchina delle Torri”. Il resto della città venne abbandonato al degrado e a vere e proprie operazioni di distruzione di interi quartieri.

Nella Spianata nel 2070 sopravvive ancora un’umanità di disperati, per lo più appartenenti ai Nuovi, che vagano tutto il giorno in cerca, tra i cumuli di macerie, di qualcosa da barattare per sopravvivere. Il loro desiderio di vita è più forte dei tentativi del Potere di annientarli e costituiscono una minaccia che preme alle recinzioni delle Torri. Infatti i Nuovi continuano a riprodursi, mentre la sterilità maschile è un problema che assilla non solo le Torri , ma tutto il vecchio continente, senza che ormai si riesca più a mettere in comune le conoscenze e le scoperte scientifiche a causa delle guerre sovraniste che oppongono Paesi, Regioni. Per questo all’interno di Tauersiti si sono allestiti Laboratori per studiare il problema e con l’inganno vengono reclutati i figli dei Nuovi per condurre ricerche sul problema, ma anche sperimentazioni selvagge, generazione artificiale, clonazione, trapianti di organi, innesti di cellule staminali. In questa situazione, per quanto difficile, non poteva non nascere un’ opposizione, l’Organizzazione, che progetta un’azione esemplare per mettere in salvo i bambini dei Laboratori. Per questo si metterà in contatto con Ella, una biologa dissidente che all’interno dei laboratori si é ritagliata delle mansioni pratiche, al di fuori degli esperimenti. “La notte dei bambini” è dunque quella in cui si realizza il piano ed Ella riuscirà a mettere in salvo molti piccoli, che costituiscono la speranza di un futuro, anche se le cose non andranno come pianificato e lei stessa riuscirà a salvarsi a stento con l’aiuto di Teo. Teo e Ella sopravviveranno aiutandosi, lei in un rifugio in pianura, Teo in cima a una montagna, imparando a scrutare i segni di una natura selvaggia che si è ripresa il territorio al di fuori della città. Una foresta dove vivono forse anche nuove forme animali, dove Ella riscopre le piante commestibili e reinventa un’agricoltura. Rifugi provvisori, insicuri, che forse dovranno abbandonare, come vorrebbe Teo, ma Ella ha una buona ragione per non volersi allontanare troppo dalla città.

Nonostante i tempi sempre più duri l’Organizzazione resiste in città e resiste a modo suo anche Zora, la giovane narratrice di storie, che crea storie per aiutare coloro che hanno bisogno di rifarsi un passato, perché ormai per sopravvivere a Tauersiti è necessario dimostrare di appartenere alla città da due generazioni. Zora attinge ai suoi ricordi personali facendoli rivivere nella memoria e alle storie che trova sui libri che possiede illegalmente (non si potrebbe tenere più di dieci libri) o che riesce a procurarsi dalla Montagna di macerie e rifiuti che c’è nella Spianata, grazie ai baratti con due abili ragazzini. La vita nella Spianata è violenta e piena di pericoli, Zora resiste grazie ai ricordi e a una tenace speranza di ricongiungersi a affetti non dimenticati. E’ sola, per sopravvivere ha imparato a stare isolata, nell’ombra, ma a un certo punto dovrà fidarsi, accettare e costruire una piccola rete di relazioni per sperare nella salvezza. Credere nelle relazioni, coltivare la memoria personale e collettiva e comunicarla agli altri sono le sole armi con cui i nostri personaggi si avvieranno “Oltre il vecchio mondo. In un mondo nuovo”. Del resto, come ci dice Ursula le Guin nell’illuminante frase in esergo al libro, la nostra mente ha bisogno di raccontare per trattenere. Ciò che possediamo è il passato e nel futuro non possiamo andare, abbiamo solo le parole per ricostruire ciò che è successo e ciò che succede, ossia la consapevolezza di noi stessi e del nostro presente: solo da questo dipende il futuro che ci sapremo conquistare.

In omaggio al valore della memoria e in particolare della memoria dei libri Maristella Lippolis dedica un cammeo ad Anna Banti. Tra i libri che Zora recupera fortunosamente viene colpita da una storia ambientata in una città chiamata Valloria nel 2617. Si tratta del racconto “Le donne muoiono” contenuto nella raccolta omonima di Anna Banti che vinse il Premio Viareggio nel 1952. Valloria sarebbe Venezia nel 2617, dove agli uomini capita di ricordare vite precedenti attraverso una seconda memoria , un testo che, come annota Lippolis, oggi verrebbe definito di Speculative Fiction.


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