Quel pranzo a Parigi con Piero

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Ricordo un pranzo a Parigi qualche anno fa con Piero Angela. Io ero da poco corrispondente. Lui lo era stato negli anni 50 ,prima di trasferirsi a Bruxelles. Anni difficili, mi raccontava, per un italiano in Francia. C’era discriminazione, diffidenza a volte vero e proprio razzismo. Parlare con Piero è come sfogliare l’album dei ricordi. E il suo tono nel raccontare le sue incredibili esperienze era sempre sommesso e autoironico. Come quando mi raccontò delle sue cronache da Cape Canaveral: scorrendo la lista  degli addetti al lancio notò un cognome italiano. Era Rocco Petrone di Sasso di Castalda. Rispose festoso con qualche parola in dialetto. Era orgoglioso di essere l’unico italiano nel team “Lunare”.
Gli aneddoti di Piero erano infiniti. Come la sua sensibilità. Anche in campo musicale. Una sera, a casa di amici, Renzo Arbore pretese da Piero, sempre schivo, l’esecuzione al piano “Barba capelli e baffi”: pochi lo sapevano ma era un brano di sapore swing che Piero compose negli anni 50 a Torino. Pezzo bellissimo, figlio del clima jazzistico della Torino di quegli anni. Impossibile racchiudere in poche righe la grandezza di Piero. Cruciale il suo amore per la scienza e la sua battaglia contro bufale e imbonitori. Nel nome della razionalità, della cultura e soprattutto del rispetto per il cittadino utente.
Un telespettatore che, a dispetto di riti e credenze, è sempre stato pronto ed entusiasta  a seguire programmi intelligenti, come quelli di Piero.

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