Altro che ‘demonizzazione’ l’avversario vero sono le divisioni

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A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”: questo, uno dei tanti aforismi di Giulio Andreotti prodotto probabilmente dalla sua grande capacità di essere sempre e comunque ambiguo politicamente. Provo a farne uso, ma con finalità opposta, per estremo desiderio di chiarezza verso chi mi leggerà.

La prima domanda è rivolta a Calenda. Ma davvero gli avversari più pericolosi, quelli ai quali sbattere la porta in faccia, erano Bonelli, Fratoianni, Speranza? L’ossessione ad escludendum è stata superata. E a quali condizioni? Una vera alleanza deve prevedere disponibilità, voglia di collaborare, non ostacolarsi. Noi elettori speriamo solo che l’accordo sul programma sia risultato più importante della suddivisione dei collegi uninominali.

Diversa la posizione del solitario Matteo Renzi il quale – come ha ricordato Beppe Giulietti nel suo articolo di grande impatto su cos’è fascismo oggi – ha invitato a non demonizzare la destra perché se no si rischia di farla vincere. In tutto questo non contano niente le sue ambiguità, la sua smania di metter mano alla Costituzione, lo smantellamento di una sinistra fortissima alle europee del 2014, ed oggi ridotta in frantumi? O la sua antica passione di demolire alcuni principi fondanti della vita democratica, come l’articolo 18, può ben sposarsi con un progetto di Stato autoritario che troverebbe una delle massime espressioni nel presidenzialismo tanto caro alla Meloni e a Berlusconi?

Nello strabismo politico interessato di questo periodo perché non si sentono parole nette contro l’antieuropeismo dei sovranisti nostrani – effettivo nelle alleanze (Orban Le Pen, Vox) – i quali invece preferiscono nascondersi dietro slogan inneggianti all’atlantismo e al mondo occidentale? Chi sarebbe il baluardo di questo nuovo europeismo? Berlusconi? Quanta mancanza di dignità in un leader che – secondo quanto rivelato da Tabacci – era contrario ad ospitare Zelensky in Parlamento, probabilmente per non irritare l’amico Putin che mentre massacrava a suon di bombe l’Ucraina – e massacra ancora dopo cinque mesi -, sparava cannonate politiche contro Draghi.

Infine i cinque stelle. Ma davvero ‘la luce contro le tenebre’ – frase di Grillo – è data dall’alt alla ricandidatura dopo il secondo mandato? Una sola domanda: si può seriamente pensare che un delicato compito istituzionale come quello di rappresentare il popolo italiano si apprenda semplicemente andando ad occupare uno scranno alla Camera o in Senato? Posso permettermi di affermare che mentre avrei riposto sicuramente fiducia in una personalità come quella di Fico, che ha saputo essere un bravo presidente dell’assemblea di Montecitorio, non ne avrei sicuramente nei confronti di qualche sbarazzino e maestro di tastiera web che si sarà fatto conoscere per messaggi ad affetto. Conte si è adeguato? Ma è così che si fa il presidente di un Movimento che ha avuto una crescita impetuosa e che sta vivendo una caduta verticale dopo due presidenze del consiglio e la partecipazione alla larga maggioranza pro Draghi? E, proprio partendo da quella esperienza, condivisa e sostenuta per mesi e mesi, come si fa a definire ‘ammucchiata’ l’alleanza Pd-Calenda?

Infine: nel giorno dell’anniversario dell’orrenda strage fascista di Bologna, coperta e depistata dalla P2 e dai Servizi, fa doppiamente male pensare che – come ha ricordato Beppe Giulietti – Liliana Segre e Paolo Berizzi, strenui difensori delle libertà democratiche, debbano vivere sotto scorta per essere tutelati dalle minacce di squadristi fascisti.

Il pericolo resta incombente. Se neppure oggi si sentono decise voci di condanna, cosa accadrà quando sarà istituzionalizzata la destra al potere?


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