L’Italia ripudia la guerra, ma non il suo fascino perverso

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La parata militare è l’evoluzione del trionfo romano. E il 9 Maggio Putin ne darà il massimo risalto. In tutte le sfilate gli uomini devono somigliare a macchine, con un perfetto sincrono dei passi, la disposizione geometrica dei reggimenti, l’uniformità delle divise, il blocco della testa e dello sguardo. Tutto ciò che manifesta umanità, originalità, autonomia, curiosità va azzerato. La sfilata diventa così l’esaltazione del guerriero privo di pensiero, animato unicamente e plasticamente dal meccanismo dell’obbedienza.

Il nostro 2 Giugno sarebbe la memoria del pacifico referendum repubblicano, ma è diventato la Giornata dell’Adrenalina Nazionale. Noi non abbiamo una vittoria da festeggiare, ma ce la siamo inventata, perché la Liberazione non si prestava allo sfoggio delle Forze Armate. Così la nascita della Repubblica è il pretesto per tener vivo il sentimento della guerra, con la coreografia di un crescendo di uomini e donne impettiti, mezzi armati, tamburi dal ritmo cardiaco, bande musicali e la corsa a perdifiato dei Bersaglieri, fino al frastuono glorioso delle Frecce Tricolori.  L’Italia ripudia la guerra, ma non il suo fascino perverso.

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