Un vero obiettivo di ripresa: le norme di sicurezza sul lavoro

1 0

Un paese civile dovrebbe mettere ai primissimi posti del piano di ripresa e resilienza il dramma delle morti sul lavoro.

Nel 2021, in Italia, sono morte 1404 persone per infortuni sul lavoro, di questi 695 sui luoghi di lavoro, con un aumento del 18% rispetto all’anno precedente. E in questo dato non sono conteggiati i lavoratori deceduti per infortuni da Covid

Non serve altro per comprendere che siamo in presenza di una tragedia indegna per un paese che continua ad essere lodato come uno dei baluardi della risposta alla pandemia e di rilancio dell’economia. E per l’opinione pubblica, per la politica, forse per gli stessi cittadini, il modello del rilancio è la ripartenza dell’edilizia trainata dai superbonus.

L’edilizia è un settore strategico e che andava incentivato, nessuna discussione su questo. Ma proprio in quelle norme, proprio come condizione indispensabile per ripartire, andava scritto a chiare lettere che le regole di sicurezza dimostrate e dimostrabili nei cantieri sarebbero state un elemento discriminante e queste stesse regole andavano rafforzate per decisione governativa.

Non è avvenuto e il disastro è sotto gli occhi di tutti. Di quesi 1404 morti sul lavoro la maggior parte erano del settore edile. E fra questi c’erano uomin i di più di 60 anni arrampicati su impalcature imperfette, su gru pericolanti, su impianti vecchi e non utllizzabili.

L’altro flagello si è avuto nel settore anni fa considerato obsoleto dell’agricoltura, in fase di ripresa e con il vantaggio di non essersi troppo fermato per la pandemia e essere ormai meccanizzato, ma come? E’ concepibile che braccianti agricoli continuino a morire schiacciati da trattori e altre macchine sulle quali vengono fatti salire senza l’adeguata preparazione?

No, un paese non riparte così. Non riparte con ragazzine morte risucchiate da orditoi e macchine utensili, non riparte con padri di famiglia che la sera non rientrano a casa perché la loro unica tutela di sicurezza è un caschetto giallo invece del cappellino di carta degli operai che ricostruirono l’Italia negli anni ’60, anche allora al prezzo di una tragedia umana terribile.

Quando nel 1964 fu aperta la cosiddetta chiesa dell’autostrada – opera visionaria dell’architetto Michelucci nello snodo centrale dell’autostrada del sole a Firenze – l’edificio fu dedicato ai “caduti” dei lavori per realizzare l’insostituibile A 1 Milano – Napoli e il presidente del consiglio Fanfani nel discorso inaugurale disse che l’Italia prendeva l’impegno solenne di realizzare anche la migliore legge per la sicurezza sul lavoro.

Evidentemente il numero dei morti sul lavoro a quasi 60 anni di distanza dimostra il contrario. E anche noi operatori dei media dobbiamo fare un a riflessione critica: riteniamo davvero questa un a emergenza? Siamo in grado di fare una campagna quotidiana su quelle che si continuano a chiamare morti bianche? Prendiamo un  impegno anche noi per questo nuovo anno, parliamone ogni giorno, il più possibile.

 


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21