Daniel Hale: condannato uno dei più grandi whistleblowers

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“Ora uccidiamo le persone senza mai vederle. Ora si premeun pulsante a migliaia di chilometri di distanza … Dal momento che è tutto fatto da un controllo remoto, non c’èrimorso … e poi torniamo a casa in trionfo.

Ammiraglio della Marina USA Gene LaRocque, parlando con un giornalista nel 1995

Con questa citazione comincia la lettera di 11 pagine scritta daDaniel Hale al giudice che lo ha condannato lo scorso 28 luglio.

Daniel Hale, 33 anni, è uno specialista dell’intelligencedell’aeronautica americana. Lo scorso 28 luglio, è statocondannato dalla Corte Distrettuale in Alexandria, Virginia, a 45 mesi di reclusione per aver violato l’Espionage Act, una legge federale che fu approvata, insieme al Trading with the Enemy Act, subito dopo l’entrata degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale nell’aprile 1917. Questa legge si basava sulDefense Secrets Act del 1911, da cui riprendeva la nozione di fornire informazioni relative alladifesa nazionale” a una persona che non avevadiritto ad averla”.

Come mostrato dai casi di Ellsberg, Manning, e Snowden, e dal caso più recente che vede coinvolto il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, l’Espionage Act non criminalizzasoltanto l’atto di spiare o aiutare in altro modo un nemicodegli Stati Uniti, ma è stato usato anche come strumento per punire le persone che divulgano informazioni governativeclassificate considerate di pubblico interesse.

A partire dalla seconda metà dell’amministrazione di George W. Bush e accelerando durante l’amministrazione Obama, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha iniziato a fare un usomolto più regolare della legge sullo spionaggio per perseguire i funzionari che hanno fornito informazioni al pubblico attraverso i giornalisti, al contrario delle spie vere e proprie”, scrive il New York Times.

Daniel Hale è stato condannato per aver passato alla stampadocumenti che hanno permesso ai cittadini di venire a conoscenza dei danni collaterali della guerra con i droni nelperiodo tra il 2011 e il 2013. Nell’ Ottobre 2015, The Intercept pubblica i Drone Papers, un’importante inchiesta sull’utilizzodei droni da parte dell’amministrazione Obama.

Mentre il Dipartimento di Giustizia del presidente Barack Obama non ha perseguito Hale, l’amministrazione Trump ha riesumato il caso sferrando così un grave attacco alla libertà di stampa volto non solo a punire Hale, ma soprattutto a spaventare altri potenziali informatori. E’ importante ricordareche proprio durante l’amministrazione Trump, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, l’Espionage Act è statoutilizzato anche per colpire un giornalista ed editore, Julian Assange.

Jeremy Scahill, giornalista investigativo e redattore pressoThe Intercept, ha scritto che l’uso dell’Espionage Act per perseguire i whistleblowers è un affronto ai diritticostituzionali poiché non consente all’accusato di presentareuna vera difesa davanti a un giudice o una giuria. “Il suo usoper colpire il dissenso, il giornalismo indipendente e il whistleblowing è un’arma autoritaria mascherata da legge, e dovrebbe essere abolita”, ha spiegato Scahill.

“Hale è uno dei più grandi whistleblowers” ha commentatoEdward Snowden, “Il suo crimine è stato di segnalare questaverità: il 90% delle persone uccise dai droni statunitensi sonoastanti, non sono gli obiettivi previsti.”

Nella sua lettera indirizzata al giudice che l’avrebbe poi condannato, Hale racconta dell’attacco di droni cui ha assistito, “dalla fredda comodità di una sedia da computer”, pochi  giorni dopo il suo arrivo in Afghanistan.

L’obiettivo era un gruppo di uomini riunitosi nelle catenemontuose della provincia di Paktika. Il fatto che portasseroarmi con , scrive Hale, non sarebbe stato considerato fuoridall’ordinario all’interno dei territori tribali fuori dal controllodelle autorità afgane. Tuttavia, tra di loro c’era un sospettomembro dei talebani, tradito dal cellulare sotto osservazioneche portava in tasca. Il destino degli uomini che in quelmomento bevevano il si era quasi compiuto. Hale raccontadi come, mentre fissava il monitor di un computer, una terrificante raffica di missili si schiantava sul fianco dellamontagna investita dalla luce mattutina, facendo schizzareschegge color porpora.”

“Ma come potrebbe essere considerato onorevole, da partemia, aver continuamente aspettato la prossima occasione per uccidere persone ignare, che il più delle volte non rappresentavano alcun pericolo per me o per qualsiasi altrapersona?”, si chiede Hale. “Nonostante ciò, nel 2012, un anno intero dopo la scomparsa di Osama bin Laden in Pakistan, ho partecipato all’uccisione di giovani uomini che erano solo bambini il giorno dell’11 settembre.”

Mesi dopo il suo arrivo in Afghanistan, avvenne quello cheHale descrive come il giornopiù straziantedella sua vita.

Era un pomeriggio ventoso e nuvoloso, quando un sospettoproduttore di autobombe fu scoperto dirigersi verso il confine con il Pakistan, guidando ad alta velocità. Il drone ‘predatorsparò un missile che tuttavia mancò l’obiettivo a causa dellenuvole e del forte vento. Il veicolo, danneggiato, continuò adavanzare dopo aver evitato per un pelo la distruzione. L’uomoscese dall’auto, e dopo di lui scese una donna che avevainiziato a tirare fuori dall’auto qualcosa che Hale non riuscì a vedere.

Due giorni dopo, Hale venne a sapere cosa era successo. In quell’auto, c’era la moglie del sospettato e anche le loro due figlie, di 5 e 3 anni. Dei soldati Afghani avevano trovato le due bambine in un cassonetto della spazzatura nelle vicinanze. La figlia maggiore era stata trovata morta a causa di feritecausate da schegge che le hanno perforato il corpo. Suasorella minore era viva ma gravemente disidratata.

Hale spiega che quando il suo ufficiale in comando avevatrasmesso queste informazioni, sembrava esprimere disgustonon tanto per il fatto che avessero sparato su un uomo e sullasua famiglia, uccidendo una delle sue figlie, ma per il fattoche il sospetto produttore di bombe avesse ordinato a suamoglie di gettare i corpi delle loro figlie nella spazzatura in modo che le due potessero fuggire più rapidamente oltre il confine.

La lettura della lettera di Hale ci permette di capire, in modopiù profonda, cosa spinge un whistleblower a compiere gestidi così grande coraggio e altruismo.  “Ora, ogni volta cheincontro un individuo che pensa che la guerra con i droni siagiustificata e protegga in modo affidabile l’America, ricordoquel momento e mi chiedo come potrei continuare a credere di essere una brava persona, che meriti la mia vita e il diritto di perseguire felicità”, scrive Hale. E queste sono le parole di un giovane uomo che deve convivere con l’orrore delle scene cui ha assistito, con il senso di colpa, con la depressione, e con il disturbo da stress post-traumatico (PTSD).

I segni di questa sofferenza sono universalmente riconoscibili, osserva Hale. Linee dure sul viso e sulla mascella. E gli occhi, un tempo ampi e luminosi, che diventano infossati e timorosi… E poi c’è quell’ improvvisa, inspiegabile, perdita di interesse per le cose che un tempo suscitavano gioia.

Termina con le seguenti parole la potente lettera di Hale, depositata in tribunale lo scorso 22 luglio:

“Ma cosa avrei potuto fare per far fronte alle innegabilicrudeltà che avevo perpetuato? La mia coscienza, una volta tenuta a bada, si riaffacciò prepotentemente alla vita. All’inizio, ho cercato di ignorarla. Desiderando invece chequalcuno, in una posizione migliore di me, venisse a prendersiquesto dolore. Ma anche questa era una follia. Lasciatodecidere se agire, potevo soltanto fare ciò che dovevo fare davanti a Dio e alla mia coscienza. La risposta mi è venuta, che per fermare il ciclo della violenza, dovevo sacrificare la mia vita e non quella di un’altra persona.

Così, ho contattato un giornalista con il quale avevoprecedentemente comunicato e gli ho detto che avevoqualcosa che il popolo americano doveva sapere.”

Il testo originale della lettera, scritta a mano, si può leggerequi. La traduzione integrale della lettera in italiano è statapubblicata da Italiani per Assange su medium.com, a questolink.


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