Morin, Del Boca e Tesauro, elogio del pensiero

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Compie cento anni l’immenso Edgar Morin: i migliori auguri e grazie a uno dei pensatori che maggiormente hanno illuminato il Novecento e cercato di coltivare l’arte del dubbio, anche nella stagione in cui troppi possiedono solo certezze granitiche. Se ne sono andate, invece, due personalità altrettanto significative: Angelo Del Boca, giornalista e storico, il più grande esperto del colonialismo italiano che costrinse Montanelli ad ammettere che Mussolini ordinò eccome l’utilizzo di gas tossici per vincere la resistenza del popolo etiope, e il giurista Giuseppe Tesauro, presidente emerito della Corte Costituzionale e personalità di altissimo livello in un panorama giuridico che si sta lentamente inaridendo.
Dei tre è rimasto solo Morin, e ci aggrappaiamo a ciò che rimane per difenderci dall’avanzata dei barbari e della barbarie, in una fase storica in cui non sembra più esserci spazio per i pensieri lunghi, per la profondità d’animo, per uno sguardo sulla società ampio e complesso, per la difesa dei principî etici e di valori essenziali per il nostro futuro.
A Del Boca, invece, dobbiamo il contrasto del luogo comune, quanto mai falso, degli “italiani brava gente”: non lo siamo stati, meno che mai negli anni tragici dell’avventura coloniale mussoliniana. Abbiamo compiuto abusi, violenze e stragi, abbiamo fomentato l’odio, sparso il razzismo a piene mani e sottomesso un popolo fiero che si è difeso in tutti i modi da un’aggressione disumana e vigliacca. Il fascismo infatti, è bene ribadirlo, non ha avuto momenti eroici: è stato un incubo lungo vent’anni, con alcune innegabili politiche sociali volte unicamente a costruirsi il consenso e ad alimentare la propria propaganda. A Del Boca va riconosciuto,  dunque, il significativo merito di averne disvelato gli aspetti peggiori, di aver posto in discussione alcune falsità autoconsolatorie e di aver portato a conoscenza di milioni di persone quanti orrori siano stati commessi, soprattutto ai danni dei più deboli ed indifesi.
A Giuseppe Tesauro, infine, va riconosciuto di essere stato un degno erede della grande scuola giuridica napoletana e di essersi battuto per tutta la vita in nome dei diritti e dell’affermazione del concetto stesso di diritto, contro ogni sopruso e violazione.
Tre maestri, tre punti di riferimento e la sensazione che in questa caldissima estate se ne stia andando per sempre la parte migliore di noi.

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