Lascia il carcere il mandante dell’omicidio di don Peppe Diana. E’ malato terminale. La famiglia del prete: beffa

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Nunzio De Falco è malato terminale e il giudice di sorveglianza gli ha concesso di lasciare il carcere di Sassari dove era detenuto e di tornare a casa, a Villa Literno, in provincia di Caserta, per trascorrere le ultime ore con la famiglia. Il 71enne è stato condannato a due ergastoli ed è lui che ha dato l’ordine di uccidere don Peppe Diana nel marzo del 1994. De Falco considerato uno dei capi della fazione del clan dei casalesi, avversa a quella di Francesco Schiavone detto Sandokan, è soprannominato ‘o lupo. Secondo quanto emerso in vari processi  fu De Falco a ordinare al killer Peppe Quadrano di uccidere don Diana, un prete che aveva osato sfidare apertamente il potere dei boss nel durissimo periodo degli Anni 90 quando la provincia di Caserta era totalmente sottomessa ai casalesi.  De Falco era stato  catturato in Spagna nel novembre 1997 e poi estradato in Italia; in base alle sentenze fu sempre lui a ordinare l’omicidio, avvenuto nel 1991 a Cascais (Portogallo), di Mario Iovine, braccio destro del fondatore e capo dei casalesi Antonio Bardellino. La notizia dell’autorizzazione a lasciare il carcere è stata accolta con profondo sconforto dalla famiglia di don Peppe Diana. La sorella del parroco ucciso dalla camorra, Marisa Diana, ha dichiarato in una intervista a Repubblica Napoli che “per quello che ha fatto, quell’uomo avrebbe dovuto morire in carcere. Io non ho potuto abbracciare mio fratello negli ultimi istanti, don Peppe non è morto circondato dall’affetto dei propri cari. Dunque nemmeno chi è stato condannato come mandante del suo omicidio dovrebbe avere questa possibilità”. “Probabilmente mio fratello, da prete, avrebbe perdonato, ma io non sono un prete e non perdono un assassino come Nunzio De Falco. Doveva morire da solo in cella, come accadde a mio fratello” – ha detto all’Ansa il fratello del sacerdote, Emilio Diana  ricordando l’assassinio brutale avvenuto nella parrocchia di San Nicola di Bari di Casal di Principe mentre il parroco si apprestava a dire messa. La morte di don Peppe Diana è stata una di quelle tappe che hanno segnato la storia del’agro aversano nonché il punto di non ritorno e dunque l’inizio di una larga presa di coscienza della necessità di battersi contro la camorra. da allora il comitato dedicato a don Peppe Diana ha messo in piedi numerose attività di sensibilizzazione e formazione  che hanno cambiato e stanno ancora  cambiando le coscienze di quella zona e di molte altre nel Paese.

(Nella foto uno dei titoli dedicati al delitto di don Peppe Diana nel marzo del 1994)


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