A Santa Maria Capua Vetere Draghi e Cartabia per la Costituzione e la dignità per tutti

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Sono trascorsi anni e ricordo, quando ero in Commissione Difesa del Senato, che, esaminando alcuni Regolamenti delle Forze deputate ad assicurare l’ordine democratico, così come sancito in Costituzione, mi accorsi immediatamente che quei Regolamenti consideravano ‘il cittadino’ come se fosse un pericolo, un nemico.
Si confondeva il cittadino che manifestava il suo pensiero, anche nelle strade e nelle piazze, con un sovversivo. Ed i Regolamenti erano ‘formazione’. Motivavano idee e comportamenti.
Intervenni spesso in sedi appropriate. Senza risultato. Cambiare un regolamento scritto da persone con stellette la cui adesione alla Costituzione sembrava inversamente proporzionale al numero delle stellette cucite in divisa era veramente una speranza prossima all’impossibilità con la prospettiva dell’eternità.
Cambiare i Regolamenti vuole dire modificare un Sistema.
Lo hanno affermato anche i detenuti ‘Articolo 21 ‘ memori di violazioni e soprusi, sopportati oltre la giusta pena della privazione della libertà per i reati commessi.
Ed ecco che a Santa Maria Capua Vetere giungono il Presidente Draghi ed il Ministro Cartabia.
Nel 79 a.C. Spartaco fuggì da Santa Maria per combattere contro Roma e partì con altri schiavi e con Lavinia. Voleva dignità e libertà.
Il giorno 14 di Luglio di questo 2021 il Governo invoca la Costituzione in un luogo nel quale la nostra Carta era ignota o quasi. Tutti avranno parlato della Costituzione, al tempo delle manifestazioni, degli appuntamenti nelle carceri. Ma era lo slogan del funzionario in giacca e cravatta. Infatti ognuno immaginava di esercitare il diritto sugli altri e con gli altri. Ma non ispirandosi alla Costituzione, come ricordava Calamandrei.
Oggi Draghi ha messo al centro del discorso autorevolmente pronunciato, senza alcuna retorica, ma essenziale, rigoroso, deciso, la persona umana, il cittadino.
La persona nelle carceri è dimenticata. I diritti sono negati. Il sistema carcerario non considera e sottovaluta la necessità del reinserimento del detenuto che ha espiato la pena. Il sistema tollera i boss, giustifica le affiliazioni mafiose e camorristiche. Il sistema è permeabile. Il sistema si nutre di belle parole che non producono legalità. In questo sistema si affollano i giustizialisti, quelli per cui le chiavi delle celle vanno gettate via per sempre, coloro che risolvono tutto volendo costruire carceri nuove ed i fanatici del disordine che è il loro ordine. E poi c’è chi non vuole le pene alternative, la formazione, nuove figure di educatori perché l’art.13 ed il 27 della Carta si realizzino pienamente. Ne abbiamo visti tanti fatti tutti ad immagine e somiglianza. Sono i responsabili delle conseguenze della sconfitta, quelli che non hanno il senso della responsabilità collettiva. Parlano di giustizia ed abusano della stessa.
Tra di loro giovani-vecchi che siedono in Parlamento, e che costantemente immaginano rivincite e non buon governo.
Ed in Europa e in tutto il mondo le scene note sono state triste spettacolo.
Almeno a Santa Maria Capua Vetere aver dimenticato le telecamere accese ha significato luce anche sul passato.
E’ del tutto più che evidente che la violenza esercitata dai ‘custodi ‘ è lesione alla Costituzione, al grande Patto che deve orientare la vita.
Ed ecco che Mario Draghi e Marta Maria Carla Cartabia a Santa Maria Capua Vetere vanno ad esercitare il ruolo istituzionale che la Costituzione esige.
E’ come se fossero stati in tutte le carceri d’Italia.
Hanno giurato sulla Costituzione che conoscono.
Hanno promesso nuovi Regolamenti per innovare il Sistema carcerario, per esaltare la dignità di tutti coloro che operano nelle carceri, dal Direttore , al Corpo delle guardie, al detenuto, ad ogni operatore. E subito al lavoro per riscrivere Regolamenti fino ad ora inadeguati.
E non parliamo di gesti simbolici. Bisogna avere una visione del Paese, del futuro che non sia ripiegato con lo sguardo rivolto al nulla.
Occorre sostituire donne ed uomini non funzionali al disegno costituzionale. I nuovi Regolamenti vanno scritti e le carceri vanno guidate da autentici democratici.
Le stesse guardie carcerarie dovranno essere soggetti protagonisti convinti del cambio di passo da programmare immediatamente.
Esiste una discontinuità verso il meglio che è altro dalla parola ‘cambiamento’ che nutre chi è fermo ed è una zavorra che produce contraddizioni e macerie.
Ed occorre fare presto per fondare una cultura della giustizia complessiva. Fuori dalla palude!


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