Papa Francesco, lo scandalo del commercio delle armi, l’educazione alla pace

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Dinanzi alle seguenti parole di Papa Francesco, che esercita la profezia del Vangelo, occorre , per i cristiani e per gli uomini tutti, operare un veloce cambio di mentalità:
“Tante volte penso all’ira di Dio che si scatenerà contro i responsabili dei Paesi che parlano di pace e vendono le armi per fare le guerre”.
“…Gridano le persone in fuga ammassate sulle navi, in cerca di speranza, non sapendo quali porti potranno accoglierli, nell’Europa che però apre i porti alle imbarcazioni che devono caricare sofisticati e costosi armamenti, capaci di produrre devastazioni che non risparmiano neanche i bambini ”.
Non c’è molto da scrivere o commentare. Le armi e chi le commercia rappresentano uno scandalo. Le giustificazioni non valgono. Oggi la guerra sia tabù.
Si afferma , e tutti lo ripetono, che il battito delle ali di una farfalla può provocare un uragano in un’altra parte del mondo. E perché non si dice che un colpo di pistola in in un Paese può provocare guerre altrove?
La violenza si manifesta in molti modi, in contesti che appaiono diversi. La violenza nasce da una diseducazione antica, dalla negazione della dignità dell’uomo .
In questi giorni siamo tutti come scossi da forme di violenza che non immaginavamo possibili, cui eravamo estranei per cultura. La narrazione di un Paese ricco di bellezza, di storia, di testimonianze artistiche e la nostra democrazia frutto di lotte, di impegno, di sofferenza per l’avere superato tempi bui sembra subire tentazioni da parte di forme di intolleranza, di razzismo, di gratuite discriminazioni verso i più deboli. Addirittura muoiono donne, bambini, uomini e sembra siamo assuefatti a parlare di numeri e non di persone con cinismo mascherato, impacchettato con nastrini e belle intenzioni.
In Parlamento l’iter legislativo subisce rallentamenti. La forza innovativa dei giovani per anni presente che ha animato le così dette proteste studentesche in vista del futuro a misura d’uomo sembra spenta e ci raccontano di scontri, provocazioni, risse tra bande effettuate per incomprensibile divertimento.
Non generalizzo perché innumerevoli giovani continuano a dare il meglio di loro stessi con generosità, anche nelle Istituzioni. Gli episodi discutibili restano numerosi.
Ecco che penso all’art. 11 della nostra Costituzione. L’Italia ripudia la guerra come offesa alla libertà degli altri.
Penso alle guerre, combattute con le armi e a quelle che l’economia distorta e ingiusta scatena. Mi chiedo se la società maturerà, se saremo capaci di formare e di fare crescere uomini che, educati alla pace fin dalla scuola, sapranno difenderla e viverla. Bisogna educare alla pace non soltanto con parole, ma con fatti sostanziali.
La non violenza appartiene ad uomini coraggiosi che credono nella forza delle idee e della ragione mentre alcuni rischiano di appiattirsi nella corsa al consumismo, nel culto del rampantismo senza idealità, nel mito della forza fisica che diviene sopravvalutazione di sé e sopraffazione nei confronti dei deboli e di coloro che vengono individuati come diversi.
La guerra tradizionale è originata dalla negazione della ragione, al di fuori di ogni razionalità. La mentalità che favorisce le guerre alimenta la subcultura a cominciare dai piccoli conflitti, a cominciare da quelli originati nelle famiglie.
La guerra è la violenza di ogni giorno. E le armi ne sono lo strumento. E quindi va fermata la corsa agli armamenti. Armarsi, anche se non ci si serve delle armi, significa instaurare e conservare una concezione imperialista del mondo, sostituendo al primato del diritto, della ragione, della politica, il primato della forza.
In questi anni noi Italiani abbiamo fatto guerre ed abbiamo ingannato noi stessi parlando di ‘esportazione della democrazia’. Sono stato in Iraq e ho visto la devastazione. Oggi ci ritiriamo dall’Afghanistan dopo aver sacrificato vite umane , dopo avere gettato fondi irresponsabilmente e non abbiamo creato forze civili per la pace. Abbiamo esportato armi in Paesi che andavano aiutati con progetti di cooperazione e con una politica ispirata alla giustizia.
Le spese che il nostro Parlamento sopporta per gli armamenti sono aumentate.
La guerra non è mai una soluzione giusta, Non è un mezzo di pace, La corsa agli armamenti aggrava le cause della guerra. L’unica proposta alternativa alla guerra è usare la parola, strada umana per la pace.
Come figli di questo tempo, consapevoli dei gravi disastri che le guerre hanno provocato e provocano diventiamo tutti anticipatori di un futuro degno di essere vissuto. Non esistono guerre giuste.
Il principio della ricerca della pace con metodologia pacifica deve prevalere per la risoluzione di ogni possibile problematica , in ogni relazione tra gli uomini.


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