Ricorrenze ed errori ricorrenti. Tutto come un triste dejàvu

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Chi ha fatto il militare sa perfettamente che il termine è anche un aggettivo, spesso peggiorativo. Uno per tutti: mensa militare. Un anno fa la processione di Bergamo, dei camion con le bare, fece insorgere un dilemma: è una sceneggiata o non ne sanno di logistica? Per il trasporto di 62 (sessantadue) bare si impiegarono 30 (trenta) camion! Ne sarebbero bastati 3 (tre). Pertanto con i militari al potere avremo certamente ottime sceneggiate.

Ormai, in un anno, ci sono più “giornate” che giorni. Per cui risulta quasi un auto-gol la creazione dell’ennesima “giornata”, questa volta in memoria delle vittime del Covid. Le ripetute e seriali immagini dei trenta mezzi militari, oltre a sconvolgenti considerazioni di aritmetica, ci consegnano una nazione che è rimasta come incantata, bloccata agli eventi di un anno fa. Parafrasando la fiaba diremmo per l’Italia: “La bella addormentata nel losco”. La pandemia ha scoperto il vaso di Pandora della ingordigia, che domina ogni genere di potente nel Bel Paese, che esclude i capaci e premia gli imbecilli, celebri per interpretare, loro, imitazioni di Crozza. A loro insaputa.

Riepilogando: Nessuno sa organizzare una coerente vaccinazione; Il CTS da un anno ripete gli stessi errati provvedimenti; Le scuole non si attrezzano per l’aerazione di legge; Intere regioni non aumentano le unità intensive, fornendo dati falsi; I tamponi spesso nascondono o creano contagiati; Tutto è governato da improvvisazione ed estemporaneità, soprattutto nelle dichiarazioni ufficiali.

Più che celebrare le ricorrenze bisogna evitare gli errori ricorrenti, un diabolico perseverare che è figlio di una burocrazia imbelle e corrotta, tanto stupida da non capire che ci avviamo verso il baratro. Adesso più velocemente, con la pandemia.


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