No caro Renzi, l’Arabia Saudita non é un baluardo contro l’estremismo islamico              

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Mi dispiace Sig. Renzi, ma sulla politica estera sembra che Lei abbia le idee abbastanza confuse. Definire il regime saudita come un “baluardo contro l’estremismo islamico” é una delle castronerie piú pericolose che Lei potesse dire. Per difendersi dalle polemiche nate in seguito alla sua visita in Arabia Saudita l’ex Sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha rilasciato alcune opinabili dichiarazioni al Corriere della Sera. Dopo aver creato una crisi di governo, in un momento di difficile gestione politica e con l’incognita del futuro di questo nostro sgangherato paese il Leader di Italia Viva, si é recato a Ryad per partecipare ad un evento organizzato dalla fondazione Future investment initiative, di cui fa parte e per il quale recepisce un gettone che arriva fino a 80mila dollari e dove ha incontrato il principe ereditario Bin Salman.

“È un’attività che viene svolta da molti ex primi ministri, almeno da chi è giudicato degno di ascolto e attenzioni in significativi consessi internazionali”  ha risposto Renzi a chi lo ha criticato in questi giorni.

Come a dire che, chi non é ritenuto degno di ascolto e di attenzione dall’Arabia Saudita é un fallito o un ex ministro di poco conto. Solo per questa vergognosa e spocchiosa affermazione meriterebbe di non   avere nulla  a che fare con la politica. Ma da quando il metro di giudizio sulla validitá o meno dei nostri ex politici viene deciso dall’Arabia Saudita? Forse Renzi, che sembra avere piú a cuore gli interessi economici (suoi), che non del proprio paese dimentica che l’Arabia Saudita non é proprio e solo quel  paese eccessivo, dorato e lussuoso che ha visto nei suoi pochi giorni di soggiorno.

L’Arabia Saudita é quel paese che nel 2016 ha decapitato il religioso sciita Sheikh Nimr Baqir al-Nimr che si era opposto alle politiche di casa Saud, la famiglia che governa da sempre nel regno. É lo stesso paese che ancora oggi ci tiene nascosta la veritá sulla strage alla Mecca del 24 settembre 2015 durante l’annuale pellegrinaggio che ogni musulmano deve compiere almeno una volta nella vita secondo i precetti dell’Islam. Parliamo di quel paese, in cui i diritti delle donne sono inesistenti. Quello che fino a due anni fa era l’ultimo paese al mondo a non riconoscere il diritto di guidare alle donne, che dovevano fare affidamento su mariti, fratelli o autisti. Un divieto caduto grazie alle proteste di numerose attiviste che, sono state punite con il carcere come Loujain al-Hathloul che è stata condannata a cinque anni e otto mesi di reclusione, al termine di un processo iniquo celebrato dal Tribunale penale speciale.

L’Arabia Saudita é lo stesso paese che ha registrato un numero record di esecuzioni nel 2019, nonostante le cifre in calo a livello mondiale con ben 184 condanne a morte di cui sei donne e 178 uomini considerata da Amnesty International la cifra più alta mai registrata nel paese in un solo anno. Ma soprattutto é quel paese che ancora deve darci spiegazioni sulla morte del giornalista del The Washington Post, Jamal Kashoggi che secondo la Cia e l’Onu sarebbe stato ordinato proprio dal principe ereditario saudita Bin Salman.

Come scrive Roberto Saviano a proposito della vicenda: “Renzi è un senatore della Repubblica Italiana, non un ex politico in pensione, non un personaggio secondario che possa permettersi di essere al soldo di chiunque, soprattutto di un principe che silenzia i suoi oppositori condannandoli a morte… Renzi è ancora pagato dallo Stato italiano per il suo lavoro (un senatore in Italia guadagna oltre 14mila euro al mese netti, considerando l’indennità mensile, la diaria e vari rimborsi spese) e il presupposto è che lo faccia con dignità, nel rispetto dei valori costituzionali, dai quali non mi pare sia riconosciuta la possibilità di fare a pezzi gli oppositori politici in sedi diplomatiche altrui, come è accaduto al giornalista del Washington Post Jamal Kashoggi”.

Ma forse il leader di Italia Viva dimentica oltre a tutto questo, anche qualche passaggio avvenuto nel 2016 quando in pompa magna accolse a Roma l’attuale presidente della Repubblica Islamica dell’Iran Hassan Rohuani, che in molti ricorderanno solo per la ridicola vicenda della copertura delle statue Capitoline, pare ordinate proprio dall’amministrazione renziana, per non turbare la sensibilitá del presidente musulmano in visita. In quell’occasione venne piú volte ribadita l’intenzione di voler cooperare con l’Iran  e vennero siglati ben 13 accordi commerciali su energia, oil and gas, ma anche su piccole e medie imprese, investimenti in innovazione, infrastrutturali, nel settore sanitario e in campo sanitario e farmaceutico il tutto pari a circa 17 miliardi.

Tutta carta straccia, perché di quei contratti nonostante il successivo viaggio di Renzi in terre persiane veramente pochi dei contratti andarono a buon termine. Non solo, oltre alle vicende economiche a cui l’ex Premier sembra ambire senza remore, in quell’anno con l’Iran si trattó anche l’argomento del Terrorismo Islamico da cui le affermazioni di Renzi: “Bisogna disnitegrare lo stato Daeshaveva detto – E per farlo è importante coinvolgere l’Iran.” Escludendo di fatto che Daesh fosse una creazione iraniana. E quindi chi? Ora a distanza di pochi anni, lo stesso personaggio lo troviamo nella terra antagonista dell’Iran in Arabia Saudita.

Insomma, che l’ex Presidente del Consiglio abbia le idee confuse é abbastanza chiaro, ma che voglia farci credere che siamo noi a non capire molto di politica estera é veramente comico. Ci chiediamo solo, come sia possibile che un leader politico possa cambiare idea in modo cosí repentino e scendere a compromessi davanti al dio denaro, senza nemmeno prendere in considerazione che questo suo modus operandi ha fatto arrivare la sua credibilitá pari allo zero.


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