Covid 19. “O tempora, o mores”: gli occhi belli delle donne e Sanremo al bivio

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Agosto 1964: nello spaccio di San Giacomo, piccola frazione alle porte di Spoleto, negozio di paese che vende di tutto sotto le alte volte delle ex scuderie di un castello del 1200 scampato ai terremoti, piuttosto frequenti nella zona, ma non alla speculazione dei mini-appartamenti, entra un cliente che con spiccato accento umbro chiede: “E’ morto lu guverno?”. Da giorni radio, televisione e giornali riferiscono delle condizioni di salute di Antonio Segni, il presidente della Repubblica colpito da un ictus al culmine di un concitato colloquio con il presidente del consiglio Aldo Moro e con il segretario socialdemocratico Giuseppe Saragat.

L’accento umbro del paesano era popolare in quegli anni per le macchiette che il comico spoletino Alberto Talegalli, nei panni del “sor Clemente”, faceva prima alla radio, poi in teatrini di provincia, infine alla televisione, ma soprattutto al cinema. Talegalli è morto in un incidente stradale esattamente sessant’anni fa. Oggi avrebbe commentato a suo modo, esilarante, le vicende governative: ”E’ nato lu guverno?” avrebbe chiesto, come il villico nello spaccio di San Giacomo, Spoleto. E sarebbe scattato l’applauso.

Crollo verticale nelle vendite di rossetti, boom invece di eyeliner. Lo dicono le statistiche che indagano sui prodotti commerciali in distribuzione in questi mesi di covid19. L’uso costante della mascherina ha cambiato le abitudini delle donne per quanto riguarda il trucco del viso, oggi coperto dagli occhi in giù. Un’imposizione quella della mascherina che le donne, giovani o meno giovani, hanno accolto di buon grado facendone uno strumento di seduzione. Mai visti tanti occhi belli in giro come da quando incombe il virus! Ed è giusto che sia così, perché se gli occhi sono lo specchio dell’anima, come si diceva una volta, sono comunque una parte importante del fascino femminile.  L’ha sempre saputo la donna araba che col velo si copre il viso ma non gli occhi, che risultano così un elemento fondamentale dell’aspetto muliebre. La mascherina anticovid non è stata imposta dalla moda ma dalla tragica circostanza dell’epidemia. E oggi è un accessorio indispensabile per il trucco. Le donne lo sanno bene, ma fateci caso anche voi, colleghi maschi, e vi accorgerete che vostra moglie, fidanzata, amante o amica ha degli occhi bellissimi che da soli attirano sguardi ammirati. Basta un po’ di matita, un tocco di rimmel, un ritocco alle sopracciglia e lo sguardo può apparire maliardo, assassino o semplicemente sbarazzino a tutto vantaggio della donna che lo può sfoggiare. Merito dunque della mascherina che senza la pandemia nessuno si sarebbe sognato di intuire come strumento di seduzione femminile.  Chi ci rimette sono i produttori di rossetti, un articolo decisamente fuori moda.  O tempora, o mores!

Una nota catena di supermercati ha deciso di elargire ai suoi dipendenti un bonus di 500 euro, una regalia una tantum oltre la normale retribuzione. E sono cifre grosse: i destinatari dei 500 euro sono più di cinquemila, che fa più di due milioni e mezzo di euro. Perché tanta liberalità? Perché a quel supermercato gli affari non sono mai andati così bene come da quando è arrivato il covid che ha penalizzato quasi tutti i settori del commercio tranne, appunto, i supermercati e poche altre attività. La pandemia è come una guerra, ha ridotto in miseria alcuni ed ha arricchito altri. Prima del covid 19, per ottenere dal datore di lavoro un’una tantum da 500 euro (l’equivalente di un milione delle vecchie lire) il lavoratore dipendente doveva, e non sempre bastava, combattere una vertenza sindacale dai toni molto accesi, non escluse ore di sciopero, cortei, manifestazioni di piazza ecc. A leggerla sui giornali, oggi la notizia avrà fatto saltare dalla sedia qualche vecchio sindacalista di buona memoria.

Il festival di Sanremo 2021 è a un doppio bivio: o si fa senza pubblico pagante e con i figuranti pagati per riempire la sala, o si rinvia; all’estate sperando che la pandemia ci dia tregua o addirittura all’anno prossimo. Non sembri una cosa da poco. Ne stanno discutendo, quasi fosse una questione di Stato, i più alti dirigenti della Rai, i rappresentanti della potente industria discografica, il sindaco della ridente cittadina ligure, e gli artisti direttamente interessati alla vicenda: i cantanti e il bravo presentatore, per dirla con Arbore. Dopo aver spedito al creatore migliaia di persone, dopo aver distrutto centinaia di aziende e minato l’intera economia italiana, se ci manda all’aria anche il festival di Sanremo il virus 19 stavolta rischia di farla davvero grossa.


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