Pena di morte, da Napoli gli “avvocati di classe” a difesa di Yahaya Sharif Aminu

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Risvegliare la coscienza civica ed educare all’uguaglianza di ogni essere umano, è uno dei compiti fondamentali della scuola soprattutto in una società come quella contemporanea caratterizzata troppe volte da violenza, cyberbulling e parole ostili.

Senza voler cadere in generalizzazioni si sente però troppo spesso additare i giovani di oggi di una eccessiva superficialità e di un sempre crescente egoismo. Stupisce in positivo, quindi, la battaglia portata avanti da una terza media della provincia di Napoli.

Siamo a Giugliano in Campania e i ventiquattro adolescenti della 3° dell’IC Rita Levi Montalcini hanno deciso di alzarsi in piedi per dar voce a chi non ne ha. Hanno scelto il caso del giovane nigeriano Yahaya Sharif-Aminu, cantante noto nel suo paese di origine e condannato alla pena di morte per aver scritto una canzone blasfema, secondo canoni che definire soggettivi è dir poco. Hanno creato un sito internet condividendo l’appello di Amnesty International a sostegno di Sharif-Aminu e creato, come nei migliori processi, il suo ritratto. Quel che lascia attoniti è la loro puntuale difesa per il cantante di Kano. La voglia di far la differenza e urlare forte contro i muri dell’ingiustizia.

“È stato condannato a morte- si legge nel documento di difesa degli “avvocati di classe”- perchè in una sua canzone ha citato il profeta Maometto. Non gli è stata data la possibilità di difendersi con l’ausilio di un avvocato ma una folla di persone si è addirittura  radunata sotto casa sua minacciando a morte lui e i suoi familiari”. La pena di morte è una punizione crudele, disumana e degradante, viola il diritto alla vita, ed è irrevocabile. Può essere inflitta a innocenti, come nel caso del nostro assistito, negando la sua libertà di parola. Yahaya ha tutto il diritto- proseguono i giovani avvocati partenopei- di esprimere i suoi ideali e i suoi pensieri anche se non rispondono al ‘sentire comune’, non ha motivo di esser condannato a morte. Il governo centrale è obbligato, ai sensi del Patto internazionale sui diritti civili, a limitare il ricorso alla pena capitale ai “reati più gravi” come l’omicidio intenzionale”.

E ancora proseguono: “Difendiamo Yahaya Sharif-Aminu perchè è ingiusta una condanna a morte solo per aver espresso una sua preferenza considerata blasfema, senza insultare davvero Maometto. Ad oggi è chiuso in un carcere, ma rischia la vita anche al di fuori di esso.  Proprio per questo motivo, riteniamo opportuno praticare un regolare processo e scagionare l’assistito. È inconcepibile che nel 2020 ci siano queste leggi che vanno contro i diritti degli umani”.

Gli avvocati partenopei hanno anche aggiunto i precedenti legali utili alla difesa del caso:

“Dal 1999, anno dell’istituzione dell’Alta Corte della sharia, questa è la seconda condanna a morte. La prima è stata nel 2002: un uomo che ha ucciso una donna e i suoi due figli. Un omicidio da una parte, una canzone dall’altra. E’ evidente l’assurdità dell’accusa. Il nostro assistito ha solo cantato, non ha ucciso nessuno e la musica, il canto- arte unica e meravigliosa deve sempre essere libero, deve sempre poter esprimere le nostre emozioni più vere. Per questo chiediamo a gran voce “Libertà, Giustizia vera per Yahaya Sharif-Aminu”.


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