Morra ha detto cose vere, ma ha commesso un errore

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Morra ha detto cose vere, ma ha commesso un errore: provocare il
contatto tra il culto dei defunti e la politica. Ovvero tra ciò che
sta più in alto nella concezione comune e quello che invece sta più in
basso. A quel punto, il merito della vicenda sparisce, eclissato dallo
scandalo del vilipendio di cadavere, anche se non c’è stato.
Padroneggiare queste piccole regole della comunicazione dovrebbe
essere il minimo di competenza richiesta a chi fa politica; ma ancor
più grave è vedere che su questo infelice accostamento c’è chi
costruisce un caso e ne strumentalizza l’eco per accattonare un po’ di
consenso mediatico.

Morale: in una Regione dove la ‘ndrangheta controlla persino il
presidente del Consiglio regionale, il problema è Morra che chiede –
pur con poca accortezza – ai suoi concittadini di votare con
attenzione, perché è da quella scheda che deriva tutto. Ma da questa
storia, rimane almeno una conferma: l’ipocrisia è l’indicatore
infallibile per individuare i politici scadenti e i moralisti da
mandria. Niente di nuovo: siamo sempre alle travi e pagliuzze di
qualche millennio fa.


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