80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Caro Joe, facci una promessa

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Caro Joe, caro presidente Biden,
ora che sei l’uomo più potente del mondo, facci una promessa: che sarai l’esatto opposto del tuo predecessore. Veniamo, infatti, da quattro anni di guerra civile mondiale a neanche troppo bassa intensità, con continui attacchi a dritta e a manca, esagerazioni ed esasperazioni di ogni sorta, un negazionismo anti-scientifico che non fa onore a nessuno e, soprattutto, non ce lo possiamo proprio permettere, specie in questa fase, e, quel che è peggio, l’esplosione di movimenti e soggetti politici pericolosi, antidemocratici e nemici dei valori che da sempre uniscono le due sponde dell’Atlantico.
Sappiamo che non è questo un tempo adatto alle rivoluzioni, che bisogna prendersi cura del prossimo e che bisogna, innanzitutto, svelenire un clima che si è fatto incandescente, ma a noi bastano pochi elementi per tirare un sospiro di sollievo. Ci basta che gli Stati Uniti rientrino negli Accordi di Parigi sul clima e prendano sul serio la questione ambientale e la lotta contro i cambiamenti climatici, dirimente per il futuro dell’umanità, che si giunga a una certa distensione in Medio Oriente, che si torni al naturale rapporto di stima, fiducia e collaborazione instaurato col Patto Atlantico, che si faccia fronte comune contro il Coronavirus e che l’America dia l’esempio in materia di lotta alle disuguaglianze, innalzamento dei salari delle fasce più colpite dalla crisi, valorizzazione delle minoranze e garanzia di un’effettiva parità di genere.
Per cambiare tutto c’è tempo e ci vorranno le spalle e le gambe di una generazione successiva, o forse anche due, ma già questo sarebbe moltissimo. Sarebbe, infatti, la garanzia di una paziente ricucitura della tela che il sovranismo trumpista ha strappato. Sarebbe il ritorno a un minimo di umanità, di civiltà e di dignità nei rapporti umani. Sarebbe la vittoria della buona politica e dell’esperienza sull’improvvisazione e il populismo. Sarebbe un passo avanti per tutti che avrebbe ricadute positive anche sulle vite di quanti non votano in America ma hanno a cuore un mondo più giusto.
Parliamo a un uomo che ha perso una moglie e una figlia in un incidente stradale e un figlio ucciso da un cancro al cervello a soli quarantasei anni, pertanto parliamo a una persona che conosce il dolore, la sofferenza, lo strazio e la disperazione ma sa anche come rialzarsi.
La vita ti ha restituito, in pochi mesi, almeno una parte di ciò che ti aveva tolto in precedenza. È una bella storia, una storia ricca di principî e di ideali e, comunque, davvero tutto è meglio di ciò che c’era prima.
Caro Joe, facci una promessa, una sola: che non sprecherai quest’occasione, che restituirai al Paese che hai l’onore di guidare il suo posto nel mondo e che lo proietterai verso il futuro. Un giorno, e dato il discorso che hai tenuto a Wilmington la sera della vittoria è per voi americani un punto d’onore, la storia te ne darà atto. L’uomo su cui in pochi, me compreso, erano disposti a scommettere anche solo un centesimo ha cominciato a riunire l’America e a rendere il pianeta leggermente più vivibile. Da lassù tuo figlio Beau ti starà regalando un sorriso.

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