Pietre e vermi

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Vaticano, ancora una volta la finanza si mangia la carità.
La parola “tempio”, comprende “empio”, e questa “pio”.  La semantica dà una traccia inattesa per analizzare gli episodi di lotta tra bene e male tra le mura leonine. Dopo lo Ior e i suoi derivati, corvi e vatileaks, attici lussuosi rifatti con fondi ospedalieri, arriva Becciu, il cardinale “sporporato” per l’accusa di distrazione di fondi caritativi della Chiesa verso  speculazioni immobiliari. Sarà il processo a definire la sua posizione, ma ogni volta che Francesco alza una pietra, sotto trova vermi.

“Così si fa troppi nemici – mi dice un amico ben introdotto oltre Tevere – finirà per innescare nella Chiesa lotte intestine e vendette degli esautorati senza più controllo, grazie anche all’appoggio dei fondamentalisti alla Bannon, che sostengono chiunque voglia delegittimarlo  per preparare il campo ad un nuovo papa restauratore”. Sarà, ma a me colpisce l’enorme consenso che il papa raccoglie tra chi “ha sete di giustizia” sociale, sanitaria, ambientale: un’energia potente, silenziosa e profonda della chiesa di base e dell’ateismo umanitario. Impossibile da neutralizzare, neanche con i più sofisticati giochi di curia.

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